La crisi del trecento: tesina

Tesina di storia sulla crisi del trecento: cause e conseguenze (13 pagine formato doc)

Appunto di gialla3

CRISI DEL TRECENTO: TESINA

Tesina di Storia: la crisi del trecento.

L’Europa agli inizi del Trecento: i segnali della crisi
Tra la fine del ‘200 e gli inizi del ‘300 si moltiplicarono i segnali di difficoltà:
- Si ebbe un rallentamento della crescita demografica, poiché carestie ed epidemie agirono sui tassi di mortalità. Il deficit alimentare faceva sì che gli organismi fossero incapaci di opporre resistenza all’aggressione di malattie epidemiche, e le difficoltà di approvvigionamento spingevano gli uomini a mettersi in cammino, moltiplicando le occasioni di contagio e di diffusione delle malattie.
L’aumento della mortalità riduceva la possibilità di una ripresa produttiva.
- La cristianità non si espandeva più; la conquista e la coltura di nuovi territori si stava arrestando e non esisteva più una frontiera in grado di assorbire l’aumento della popolazione.
- Le carestie divennero più frequenti: di particolare gravità fu quella che colpì l’Europa settentrionale fra il 1315 e il 1317. Agli inizi del ‘300 le situazioni di penuria alimentare si aggravavano ed erano seguite da periodi di depressione.
- L’espansione commerciale stava arrestandosi: la crisi della costruzione politica mongola in Asia e l’offensiva dei Turchi rendeva impraticabili le vie commerciali con l’Asia e con le fiere della Champagne.
- Si fecero più acute le tensioni sociali: nell’area delle Fiandre, il malessere, dovuto alle difficoltà dell’industria tessile, sfociò in scioperi e rivolte urbane. In località inglesi, francesi e italiane si verificarono tumulti popolari, che assunsero connotati religiosi e confluirono in movimenti ereticali.
- Il settore dell’edilizia segnò un rallentamento a causa dei costi. Alcuni ritengono che furono le guerre ad aggravare le difficoltà dell’economia europea, poiché nel ‘300 esse furono più frequenti e più lunghe che nelle epoche precedenti, ed erano combattute da soldati mercenari, che integravano lo stipendio col saccheggio e si trasformavano in briganti.

La crisi del trecento: riassunto sulle cause e conseguenze

CRISI DEL TRECENTO: CAUSE E CONSEGUENZE

Le interpretazioni degli storici. La situazione agli inizi del ‘300 si presenta in Europa con segni di una diffusa tendenza recessiva.
Alcuni storici hanno dato importanza ai fattori climatici, poiché le variazioni sull’andamento climatico potevano ripercuotersi con conseguenze gravissime. Nei primi anni del ‘300 ebbe inizio, nell’Europa settentrionale, una fase di piccola glaciazione, accompagnata da una piovosità eccessiva che faceva marcire i raccolti, invece nell’Europa meridionale le difficoltà insorsero a causa di periodi di siccità.
Alcuni hanno prospettato una spiegazione in termini sociali: furono i meccanismi della società feudale ad inceppare le potenzialità di sviluppo dell’economia europea. I prelievi attuati da clero e aristocrazia a spese delle popolazioni contadine raggiunsero i limiti; la situazione poteva essere sbloccata solo da alterazioni dei precedenti rapporti socio – economici. Hanno un rilievo determinante le rivolte sociali, sintomi e fenomeni d’accelerazione della crisi di trapasso da una formazione socio – economica all’altra.

Crisi del trecento: riassunto

IL TRECENTO STORIA

Le popolazioni tendono ad accrescersi più rapidamente delle risorse disponibili, creando squilibri riaggiustati dalle crisi demografiche. Agli inizi del ‘300, la popolazione europea era cresciuta in modo sproporzionato rispetto ai mezzi di sussistenza, così che il sovrappopolamento spingeva ad allargare le coltivazioni sui terreni marginali, dove le rese diventavano insufficienti. Il deficit dei raccolti produceva un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli, costringendo le popolazioni a spendere il loro reddito nell’alimentazione, provocando un calo nella produzione manifatturiera, con conseguente crescita della disoccupazione.

Crisi del trecento: cause e conseguenze

CRISI DEL TRECENTO: LA PESTE

La peste. La peste arrivò in Occidente nel 1348, quando il morbo, proveniente dall’Asia centrale, aveva attaccato la colonia genovese di Caffa sul Mar Nero nel 1347, diffondendosi in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo.
In alcuni decenni la popolazione europea si ridusse del 30 %; infatti, nel XVI secolo molte regioni europee ritornarono ai livelli di popolazione degli inizi del XIV. La pestilenza ebbe un’incidenza differenziata per ceti sociali e per fasce d’età: le persone agiate avevano maggiori probabilità di sopravvivere, mentre le popolazioni povere erano le più colpite, insieme a conventi e monasteri. I bambini erano i più esposti al contagio, sia per la maggiore fragilità biologica, sia perché la disgregazione della vita familiare li poneva in condizioni di rischio.