Plutarco, Vita di Cesare e Alessandro: traduzione

Plutarco, Vita di Cesare e Alessandro: traduzione del testo dell'opera dello scrittore greco. proemio e due capitoli

Plutarco, Vita di Cesare e Alessandro: traduzione
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Plutarco, vita di Cesare e Alessandro

Vita di Cesare e Alessandro di Plutarco
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(1) Scrivendo in questo libro la vita del re Alessandro e quella di Cesare, dal quale fu vinto Pompeo, non diremo e non chiederemo nient’altro ai lettori a causa del gran numero di imprese verificatosi se non di non criticare qualora non dichiariamo tutto né in modo preciso (argomento per argomento) una delle azioni gloriose, ma tagliando la maggior parte. (2) Infatti non scrivo storie, ma vite (biografie), né è sempre presente nelle imprese più celebri l’esempio di virtù o di malvagità, ma spesso un breve episodio, sia una parola, sia uno scherzo rendono un’immagine del carattere più che battaglia da infiniti morti, sia i più grandi schieramenti d’eserciti, sia gli schieramenti di città. (3) Come dunque i pittori colgono le somiglianze dal viso e dalla fisionomia (i tratti intorno agli occhi) con i quali è evidente il carattere curandosi pochissimo delle restanti parti, così a me si deve concedere di penetrare più nei tratti dell’animo e attraverso questi di delineare la vita di ciascuno, lasciando ad altri le grandezze e le battaglie.

La Personalità di Alessandro

Dopo che i greci si erano riuniti presso l’istmo e avevano decretato di fare una spedizione militare insieme ad Alessandro, fu scelto come comandante. (2) Mentre molti uomini sia politici sia filosofi andarono a incontrarlo e a congratularsi con lui, sperò che anche Diogene di Sinope avrebbe fatto altrettanto dal momento che viveva a Corinto, (3) ma poiché quello, avendo pochissima considerazione per Alessandro, se ne stava tranquillo nel Craneo, egli stesso si incamminava presso di lui, si trovava sdraiato al sole, (4) si trasse un po’ a sedere mentre tanti uomini si avvicinavano e rivolse lo sguardo verso Alessandro, non appena quello dopo averlo salutato e dopo avergli rivolto la parola gli chiese se per caso avesse bisogno di qualcosa (interr.indir.) disse “spostati un poco dal sole”, (5) dopo ciò si dice che Alessandro fu colpito e ammirò a tal punto la fierezza e la grandezza (d’animo) di quell’uomo, che mentre quelli intorno a lui lo deridevano e se ne facevano beffe, disse: “ma se io non fossi Alessandro, sarei (vorrei essere) Diogene”.

(6) Sulla spedizione che si accingeva a compiere volle consultare anche il dio e si recò a Delfi, ma poiché per caso erano giorni nefasti, nei quali non è consentito profetizzare, dapprima mandò a chiamare la sacerdotessa, poiché quella rifiutava e addiceva come scusa la legge, recatosi di persona, la trascinò via a forza verso il tempio, ella come sopraffatta dalla (sua) ostinazione disse: “sei invincibile, o ragazzo!”. Come Alessandro udì queste parole, dichiarò di non aver più bisogno di altra profezia e di aver ricevuto da lei l’oracolo che desiderava. Allorché partì per la spedizione, sembra si siano verificati numerosi presagi del Dio tra l’altro la statua di Orfeo (fatta in legno di Cipresso) che si trovava presso Liberta, in quei giorni emanò molto sudore.

Tutti avevano paura del presagio, ma Aristandro consigliava di avere coraggio, pensando che avrebbe compiuto imprese degne di essere celebrate e famose, che avrebbero procurato molto sudore e fatica ai poeti e ai cantori che le avrebbero celebrate.

Vita di Cesare

Giunto dalla Grecia a Roma (Cesare) accusò Dolabella di concussione nella sua provincia e molte fra le città offrirono a lui testimonianze (prove). (2) Da una parte dunque Dolabella sfuggì al processo, dall’altra Cesare rispondendo alla Grecia in relazione al favore, qui trattò una causa in favore di quella che accusava Publio Antonio di corruzione davanti a Lucullo Marco governatore della Macedonia. (3) E rafforzò il suo potere a tal punto che si appellò (Antonio) ai tribuni, prendendo a pretesto di non essere considerato uguale in Grecia davanti ai Greci. (4) A Roma notevole splendeva (era evidente) il suo favore nell’eloquenza riguardo i discorsi giudiziari, inoltre molta benevolenza gli veniva incontro da parte dei popolani a causa della (sua) affabilità nel salutare e nel conversare (frequentare) essendo egli molto curato nonostante la giovane età. (5) Egli possedeva un certo potere nell’ambito politico che derivava sia dai pranzi, sia dalla tavola e in generale dalla notorietà della (sua) condotta di vita che aumentava a poco a poco. (6) Dapprima gli avversari pensando che questo (potere) sarebbe stato dimenticato velocemente quando le risorse fossero mancate, tolleravano che (il potere) fiorisse in mezzo alla moltitudine (al popolo); (7) poiché (il potere) diveniva grande, inarrestabile e per giunta si dirigeva direttamente verso lo sconvolgimento di tutto (di tutta la situazione politica) tardi si accorsero (gli avversari) che non bisogna ritenere di così poco conto un inizio di un’impresa, inizio che non subito la continuità rende grande per il fatto che non si considera il non essere ostacolato mentre prende piede. (8) Colui che per primo sembra aver sospettato e aver temuto la “bonaccia” dello Stato come quella del mare ed essersi accorto della forza del carattere, nascosta in atteggiamento magnanimo e gioioso, è stato Cicerone che avendolo conosciuto (conoscendolo) affermava di vedere un proposito assolutistico in tutti gli altri suoi pensieri e azioni politiche, (9) ma qualora – diceva – io veda la chioma così ben pettinata e che quello si gratta con un dito, non mi sembra che quest’uomo congetturi nella sua mente un male tanto grande, cioè il rovesciamento del governo romano. Questo ve lo (spiegherò) dunque più tardi. (Cesare) ottenne la prima dimostrazione della benevolenza del popolo nei suoi confronti.

(1) Quando per primo pronunciò un discorso per avere il tribunato militare lottando con Gaio Pompilio; (2) ne ottenne una più illustre quando morta la moglie di Mario, Giulia, essendo suo nipote, pronunciò in foro uno splendido encomio e osò durante il funerale esporre le statue di Mario che allora per la prima volta venivano viste dopo il governo di Silla, dato che gli uomini (mariani) erano stati giudicati avversari politici (nemici pubblici).

(3) Per questo infatti mentre alcuni gridavano contro Cesare, il popolo si oppose accettando (questo fatto) con un applauso splendido e ammirandolo come se conducesse dall’Ade dopo molto tempo gli onori di Mario in città. (4) Da una parte era usanza patria dunque per i Romani celebrare discorsi funebri per donne anziane cosa che non era in uso invece per quelle giovani; per primo Cesare ne pronunciò uno per la morte della moglie (5) e questo gli portò un favore e attirò (commosse) assieme al lutto i molti ad amare (lui) come un uomo onesto e pieno di sentimento. (6) Dopo aver seppellito la moglie, andò in Spagna come questore di uno dei pretori, Vetere, il quale egli stesso passò la vita fra gli onori, e il governatore fece diventare suo figlio un tesoriere al contrario di lui stesso. (7) Quando depose quella carica, sposò in terze nozze Pompea, sebbene avesse avuto da Cornelia l’ultima figlia data in sposa a Pompeo Magno. (8) Giacché spendeva spese senza risparmio, da una parte decideva di scambiare con grandi spese la fama effimera e breve, in verità otteneva invece grandissimi vantaggi a poco prezzo, si dice che prima di aver raggiunto una carica risultava debitore di 1300 talenti. (9) In seguito da una parte eletto curatore della via Appia, spese moltissimo del suo denaro e poi questo essendo edile fornì 300 coppie di gladiatori e con le altre fastose spese relative a teatri, processioni e banchetti, oscurò le magnificenze dei magistrati precedenti così mise il popolo in quello stato d’animo che tutti cercavano di compensarlo con nuove cariche e nuovi onori.

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