Quintiliano e l'Institutio oratoria

Breve biografia di Marco Fabio Quintiliano e presentazione dell'Institutio Oratoria, con analisi latina, logica e traduzione del passo I 2, 6-8: Spesso l’educazione familiare è disdicevole (3 pagine formato doc)

Appunto di lindapagnutti

QUINTILIANO, INSTITUTIO ORATORIA

Marco Fabio Quintiliano.
Institutio Oratoria,  I 2, 6-8 “Spesso l’educazione familiare è disdicevole”. Marco Fabio Quintiliano nacque in Spagna nel 35 d.C. Si trasferì in tenera età a Roma dove poté intraprendere gli studi. Divenne maestro di retorica, con tanto successo che Vespasiano gli affidò quella che può dirsi la prima cattedra statale.
Dopo vent'anni d'insegnamento, decise di abbandonare l'incarico e si dedicò alla stesura di alcune opere, fra le quali la più importante, l'Institutio oratoria. Morì nel 96 d.C. Il suo capolavoro, l'Institutio oratoria, cioè "la formazione dell'oratore", compendia l'esperienza di un insegnamento durato vent'anni. Scopo di quest'opera è fungere da manuale per coloro che vogliano impegnarsi nell'ars oratoria.
 

Tacito e Quintiliano a confronto

QUINTILIANO, INSTITUTIO ORATORIA: RIASSUNTO

L'Institutio oratoria si delinea, dunque, come un programma complessivo di formazione culturale e morale, scolastica ed intellettuale, che il futuro oratore deve seguire scrupolosamente, dall'infanzia fino al momento in cui avrà acquistato qualità e mezzi per affrontare un uditorio: e ciò, in risposta alla corruzione contemporanea dell'eloquenza, Quintiliano la ritiene un rimedio di risanamento dei costumi e per la rifondazione delle scuole. Quintiliano crede che l’educazione sia un processo continuo, in quanto parte dalla culla fino alla vecchiaia. La prima formazione è quella morale e avviene all’interno della famiglia: il bambino nei primi anni di vita osserva, ascolta, tenta di imitare gli adulti. Intorno ai 7 anni il bambino viene avviato allo studio in modo sistematico. Il primo studio a cui si dedicherà sarà il leggere e lo scrivere, insegnato sotto forma quasi di gioco. Nella scuola il bambino incontra il maestro che dovrà guidarlo nella sua ascesa alla maturità. Esso è il modello a cui gli alunni si rifanno e si propongono di imitare. Il maestro deve saper osservare attentamente i suoi alunni e comprenderne la loro intelligenza emotiva ed intellettuale per permettergli una comprensione adeguata alla sua personalità. Inoltre deve saper conformare la sua autorità e la sua benevolenza, rifiutando l’uso, ormai diffuso, delle punizioni corporali.
 

QUINTILIANO, INSTITUTIO ORATORIA LIBRO 1

Passo dell’opera. Utinam liberorum nostrum mores non ipsi sperderemus!// Infantiam statim deliciis solvimus.// Mollis illa educatio,/ quam indulgentiam vocamus,/ nervos omnis mentis et corporis frangit.// Quid non adultus concupiscet/ qui in purpuris repit?// Nondum prima verba exprimit,/ iam coccum intellegit,/ iam conchylium poscit.// Ante palatum eorum quam os instituimus.// In lectis crescunt:// si terram attigerunt,/ e manibus utrimque sustinentium pendent.// Gaudemus/ si quid licentius dixerint:// verba ne Alexandrinis quidem permittenda deliciis risu et osculo excipimus.// Nec mirum:// nos docuimus,/ ex nobis audierunt;// nostras amicas, nostros concubinos vident;// omne convivium obscenis canticis strepit,/ puenda dictu spectantur.// Fix ex his consuetudo, inde natura.// Discunt haec miseri/ antequam sciant/ vitia esse:// inde soluti ac fluentes non accipiunt ex scholis mala ista,/ sed in scholas adferunt.//
Legenda: soggetto; complemento di specificazione; verbi; complemento oggetto ; ablativo.
 

QUINTILIANO, INSTITUTIO ORATORIA: TRADUZIONE

Traduzione. Magari non fossimo noi genitori a guastare la moralità dei nostri figli! Ci liberiamo subito dell’infanzia con le dolcezze. Quella tenera educazione, che chiamano indulgenza, distrugge i nervi di ogni mente e corpo. Cosa non desidera da adulto chi nasce in mezzo alla porpora? Non esprime ancora le prime parole che già distingue il colore scarlatto e già pretende l’abito di porpora! Educhiamo prima il loro palato, poi la bocca. Crescono in letti: se hanno toccato terra, sono sostenuti da entrambe le mani che li sostengono.