Storia dell'astronomia di Leopardi: riassunto

Riassunto della Storia dell'astronomia, un trattato di argomento storico-scientifico scritto da Giacomo Leopardi nel 1813 ma pubblicato nel 1888 (2 pagine formato doc)

Appunto di markus86

STORIA DELL'ASTRONOMIA LEOPARDI: RIASSUNTO

Giacomo LeopardiStoria dell’astronomia. Nel 1813, a quindici anni d’età, Giacomo Leopardi scrive la Storia dell’astronomia, un trattato di argomento storico-scientifico che riscosse subito apprezzamento da parte dei critici.

La pubblicazione, però, avverrà solo nel 1888.
Sono questi gli anni dello “studio matto e disperatissimo” di cui egli stesso parla: aveva da poco infatti imparato da autodidatta il greco e l’anno prima, nel 1812, aveva composto il Saggio di chimica e di storia naturale. Nel 1815, infine, diede alla luce il Saggio sugli errori popolari degli antichi.

Questa esplosione di scritti scientifici è dovuta a due eventi significativi: nel 1804 si era verificata un’eclissi visibile da Recanati e nel 1811 Leopardi aveva potuto osservare anche una cometa. Inoltre, la mancanza di svaghi, amicizie e corrispondenze, avevano in quel periodo stimolato la sua precoce passione scientifica.

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ASTRONOMIA E LEOPARDI

Queste opere sono fondate sul principio secondo il quale la scienza può eliminare gli errori dell’ignoranza, della superstizione e della magia. È la storia graduale dell’affermarsi della verità sull’errore, del progressivo svelamento delle cause dei fenomeni e delle leggi che li governano. I protagonisti della rivoluzione scientifica del Seicento sono gli eroi epici di questa vicenda. Nonostante tutto, si tratta comunque di opere di letteratura: i riferimenti a personaggi dell’astronomia sono alternati a citazioni di classici.
Leopardi è molto oggettivo e razionale e ritiene che gli studi astronomici debbano essere coltivati perché portano l’uomo al vero, che è estremamente duro e difficile da accettare per gli uomini, perché fa sì che essi si rendano conto della loro limitatezza e della loro infelicità. Nonostante tutto, nel 1820 in un passo dello Zibaldone riconosce l’utilità della conoscenza per aprire nuove porte all’uomo. La poesia scaturisce infatti dal riavvicinamento dell’uomo con la natura.
Il dualismo che scaturirà poi tra scienza ed illusione è fondamentale nel pensiero di Leopardi e sarà caratteristica portante della sua produzione: la scienza smaschera le illusioni, rendendole vane; nello stesso tempo, però, mette in luce la mancanza di senso del mondo per l’uomo: risulta quindi anch’essa vana, pur restando terribilmente vera.

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LEOPARDI E LE STELLE

Nella sua opera, Leopardi ripercorre le fasi evolutive dell’astronomia, fino ai risvolti scientifici a lui contemporanei.
Il cielo ha sempre interessato l’uomo. Già Egizi e Babilonesi lo studiavano per leggere il pensiero degli dei: di qui nacque la matematica, dalla tavole di interpretazione del cielo e degli astri. Il ciclo diurno e notturno della sfera celeste poteva, inoltre, regolare le attività economiche come l’agricoltura ed il commercio marittimo.
Ci si rese poi conto del moto apparente delle stelle da est verso ovest, registrato da un osservatore terrestre.
In seguito, vennero individuate 88 costellazioni, suddivise in boreali, classificate dai Greci e dagli altri popoli mediorientali, ed australi, utilizzate dai marinai.
Appurato il moto ciclico degli astri, venne quindi definito giorno siderale quello in cui le stelle riprendono la loro disposizione originaria, meglio poi definito come l’intervallo di tempo compreso tra due successivi transiti dell’equinozio.
Venne poi presa in considerazione la Luna, il corpo più mutevole, poiché sorge un’ora più tardi giorno dopo giorno.

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LEOPARDI E LA SCIENZA

Il vero e proprio “tormentone” per gli astronomi antichi era però il moto retrogrado dei pianeti, che in realtà poteva essere definito tale perché osservato dal centro del moto stesso, in quanto la Terra stessa ne è partecipe.
Il primo calendario basato su fattori astronomici fu quello egizio, il cui primo giorno corrispondeva a quello in cui all’alba era visibile Sirio.
Per quanto riguarda una visione complessiva dell’Universo, le scuole ionica e pitagorica diedero due diverse interpretazioni, Secondo Pitagora si trattava di un numero.