Confronto tra Lucrezio e Leopardi

appunto sul confronto tra la poetica di Lucrezio e quella del poeta recanatese con somiglianze e differenze e riferimenti alle opere di entrambi (2 pagine formato doc)

Appunto di stefanogec
Confronto tra Lucrezio e Leopardi - Lucrezio - Leopardi Lucrezio - Leopardi Lucrezio ebbe un temperamento solitario e malinconico, sdegnò la politica e la vita mondana.
Non pubblicò poesie da vivo: di qui il silenzio e il mistero che avvolgono la sua vita (ne abbiamo solo qualche cenno sommario fornitoci da S. Girolamo). Pare che Lucrezio si sia suicidato: se questa morte sia stata conseguenza delle patite delusioni amorose e dello stato pietoso della sua salute, oppure se egli, che in tutto il De rerum natura condannò il timore della morte, abbia voluto dimostrare che parlava sul serio, o, ancora, se abbia ceduto alla disperazione per non essere riuscito a trovare nella filosofia epicurea la serenità e il conforto che tanto affannosamente vi aveva cercato, non si può affermare con certezza.

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Anche Leopardi pensò di comporre un'opera sulla natura delle cose (in una lettera del 1829, egli promette al Colletta di esporgli l'elenco dei suoi intenti: "Il trattato della natura degli uomini e delle cose conterrebbe le questioni delle materie astratte, dalle origini della ragione, dei destini dell'uomo, della felicità e simili").
Abbiamo tracce ed elementi di una sintesi compiuta del mondo materiale e morale nello Zibaldone, corpus di osservazioni erudite e filosofiche. Secondo Carducci "Leopardi è il Lucrezio del pensiero italiano" . La comunicazione con la natura La comunicazione si cerca nella natura: è la natura che ci tiene in pugno, disponendo delle nostre vite. Alla comunicazione segue la comprensione: rivolgersi alla natura significa ricondursi all'uomo, cercando di scoprire le regole del ludus che determinano il suo destino.

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A questo proposito, Leopardi scrive un canto, conosciuto con il nome di Canzone sepolcrale: "Come, ahi, come, o natura, il cor ti soffredi strappar dalle bracciaall'amico l'amicoal fratello il fratellola prole al genitoreall'amante l'amore: e, l'uno estinto,l'altro in vita serbar? Come potesti far necessario in noi tanto dolor, che sopravviva amandoal mortale il mortal?" Il tu si cerca nella natura, e Leopardi e Lucrezio hanno la stessa doppia visione di essa, una che si ferma alla superficie, e l'altra che va più a fondo: quando vedono la natura coi soli occhi corporei, nelle sue attrattive esterne, se ne innamorano, ma poi ne scoprono le nefandezze nascoste, e se ne sdegnano. Il Canto alla Primavera di Leopardi richiama e ripete l'inno a Venus genetrix del I libro di Lucrezio. In questi passi la natura è personificata, quasi a voler cercare in essa un'entità dal quale ricevere le risposte alle eterne domande. Quando ne investigano a fondo i segreti paurosi, rivolgono frequenti rimproveri alla natura matrigna: basti pensare alla terribile requisitoria contro di essa nel Dialogo della Natura e di un Islandese; anche in Lucrezio sono presenti questi tormenti: "Il mondo non è stato affatto creato per noi dalla divinità, tanto esso è pieno di difetti" (II e V libro) "Quare mors immatura vagatur?": "Perché immatura aleggia intorno la morte?" (V libro) Dell'ultimo

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