Le Stagioni di Giacomo
scheda del libro di Mario Rigoni Stern: "Le Stagioni di Giacomo" (2 pagine formato doc)
Mario Rigoni Stern, Le stagioni di Giacomo Mario Rigoni Stern, Le stagioni di GiacomoEinaudi, 1997, pp.
168Euro 8,20 «In questi ultimi decenni… le cose vissute e le storie si allontanano e svaniscono con una rapidità mai prima riscontrata.» (Mario Rigoni Stern) Un libro aperto tra due guerre «Il paese era ormai stato ricostruito». L'inizio di questo breve racconto di Mario Rigoni Stern chiude temporaneamente il sipario sulla tragica vicenda storica della Grande Guerra per rivivere, in una successione temporale, un nuovo momento storico che si concluderà nel cuore dell'inverno russo, tra la paglia di un'isba abbandonata. Sulla parete affumicata di quell'isba una frase scritta con un pezzo di carbone riportante un nome, un cognome, una contrada e la data del 18 Dicembre 1941. Il nome è quello di Giacomo e lo sguardo che la lesse, di Mario. Giacomo, il protagonista; Mario, Nino, Irene, Olga unico nucleo di una unica piccola comunità montana dell'Altopiano di Asiago, che cresce in un paese ricostruito dopo l'evacuazione della propria gente annunciata dal suono delle sei campane del campanile della chiesa alle sette del mattino del 15 maggio 1916. Il titolo del racconto, al plurale, è significativo; il protagonista, Giacomo, attraverso “ le stagioni” della sua vita, nel periodo successivo alla Grande Guerra osserva e conosce il lento e difficoltoso recupero dell'identità degli uomini sopravissuti e stremati, moralmente e fisicamente dal primo conflitto mondiale. Un evento catastrofico che ha modificato i confini dell'animo umano ed alterato paesi, boschi, montagne. Sono anni difficili quelli post bellici: povertà , miseria, emigrazione in terre lontane sono elementi quotidiani del vivere comune dei padri, dei giovani dei vecchi e bambini della piccola comunità montana. Anche il caldo del 1928 con la sua arsura ha negato la crescita dei funghi, cancellato il verde dei pascoli, prosciugato le pozze per la raccolta dell'acqua piovana. Giacomo non emigra come il padre; rimane ancorato alla sua terra e “ recupera” nelle trincee del Ghellerant, nei boschi distrutti a cannonate e gas pezzi di piombo, rame, metallo delle spolette per ricavarne qualche centesimo. Singolare figura il “recuperante”: tra rocce e buche inciampa fra teschi, gavette, fucili, proiettili e piastrine; incontra la morte per alimentare la vita, alla luce del sole, lungo mulattiere e sentieri, contrade boschi e rifugi, primavere ed estati, autunni ed inverni. Il recupero , per Giacomo, consente di mangiare un pezzo di pane, sedersi al cinema a guardare il film di Tom Mix, pagarsi la tessera di balilla e partecipare involontariamente ad una nuova stagione della storia. Storia amara di false conquiste in paesi lontani ed anni amari da vivere dove balilla, avanguardisti, giovani fascisti, militi, piccole italiane si ritroveranno nelle piazze d'Italia a salutare il Duce. Destini che si perdono in una chiamata alle armi. Una cartolina anche per Giaco