Beatrice e Laura: tema svolto

Caratteristiche, analogie e differenze tra Beatrice e Laura, le muse che hanno ispirato Dante e Petrarca. Esempio di tema svolto su Beatrice e Laura

Beatrice e Laura: tema svolto
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BEATRICE E LAURA: TEMA SVOLTO

Beatrice e Laura: tema svolto
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Beatrice e Laura sono le protagoniste più celebri e belle della letteratura italiana dal Medioevo fino all’Umanesimo. Sono due figure femminili così diverse, ma allo stesso tempo simili.

Dante Alighieri racconta di aver incontrato per la prima volta Beatrice, forse Portinari, a nove anni e che la rivide nove anni dopo. Beatrice muore tragicamente nel 1290 e porta il poeta a comporre la Vita nuova.

Francesco Petrarca, invece, incontra la sua amata Laura il 6 aprile del 1327 nella Chiesa di Santa Chiara ad Avignone: da questo incontro è ispirato il Canzoniere.

Soffermiamoci sul loro nome: Beatrice ci fa ovviamente alludere alla beatitudine e capiremo perché. Sul nome di Laura sono nate le più svariate ipotesi: dalla leggenda di Apollo che porta Dafne a farsi trasformare in alloro, simbolo di un amore non corrisposto, al laurus che nell’antica Roma portavano i vittoriosi in segno di devozione a Giove, al significato poi di soffio, aria e respiro.

Immaginandole possiamo ammirare due figure intorno alle quali ruotano le parole umiltà, onestà, gentilezza e amore, ed entrambe attraverso la memoria rincuorano i poeti e li ispirano per le loro composizioni. E allora cos’è che tanto le allontana?

LAURA E BEATRICE: DIFFERENZE

Intanto bisogna precisare che di Beatrice abbiamo poche descrizioni fisiche e la sua sembianza celeste può essere notata attraverso i paragoni e le collocazioni in ambito divino che Dante ci fornisce nella sua opera.

Laura invece, pur essendo lontana dal mondo ultraterreno, viene descritta spesso con epiteti che ci riportano a motivi stilnovistici come “il suo andare di angelica forma” e il “bel fianco”.

Ma la loro comune bellezza è scissa da una componente fondamentale: il tempo. Beatrice non invecchia, dopo la morte nelle visioni e nelle descrizioni di Dante rimane statica, in un ambito di eterna giovinezza e niente può esercitare la sua azione su di lei.

Laura invece viene descritta in stagioni diverse della sua vita, il tempo ha potere su di lei, tanto è vero che con il passare di questo la sua grande bellezza sfiorisce; oltre al tempo anche la natura stessa influisce sulle sue sembianze: “erano i capei d’oro a l’aura sparsi che ‘n mille dolci nodi gli avolgea”; quei nodi che ci fanno comprendere come la dimensione in cui viene vista Laura sia soggettiva poiché questi alludono ai vincoli d’amore che imprigionano il poeta.

Diversi sono anche gli effetti che le due provocano agli amanti: perché Beatrice riesce a stupire Dante, a provocargli tremore e a portarlo a dire “mi giugnea una fiamma di caritade”, mentre Laura scombussola, mette in crisi l’animo di Petrarca e lo fa scrivere “di me medesmo meco mi vergogno”?

La risposta non sta in qualche differenza tra le due, ma tra i due poeti, differenza frutto della loro epoca. Dante è figlio e grande rappresentante del Medioevo, dove tutto ruota intorno alla figura di Dio e l’amore e la donna stessa diventano un mezzo per arrivarci.

Petrarca, invece, vive in un periodo di passaggio tra il Medioevo e l’Umanesimo, dove è l’uomo il centro di tutto, perciò il poeta non sa quale strada percorrere.

Allora la vera differenza è da identificare nella funzione che entrambi conferiscono alla loro amata. Beatrice è un essere incorporeo e intermediario tra il mondo terreno e quello divino. È mandata da Dio con la missione di far raggiungere la felicità agli uomini.

Merita di essere ricordata per sempre bella e intatta, perché l’amore nei suoi confronti, equiparato addirittura all’amore dei Beati in cielo per Dio, è fonte di perfezionamento morale poiché conduce all’introspezione spirituale.

Così Beatrice, con un sol saluto fa scoccare nel poeta la scintilla dell’Amore, Amore celeste e divino che lo porta a guardare dentro sé stesso, migliorarsi e facendogli aggirare l’ostacolo arrivare alla beatitudine.

Laura, al contrario, nonostante con la sua purezza riesca a stupire Petrarca, costituisce per lui uno dei motivi del suo dissidio interiore. Sappiamo infatti che la vita, le opere e l’animo del poeta sono sempre stati soggetto all’oscillare di sentimenti e desideri opposti.

Petrarca non riesce a scegliere se percorrere una strada divina, che lo porta quindi alla salvezza o una strada fatta di passioni, glorie e desideri carnali e Laura fa parte proprio del secondo mondo, allontanando così il poeta da Dio, non avvicinandolo come per Dante.

L’amore per Laura è fonte di squilibrio, confusione ed incoerenza.

Beatrice motivo di serenità e speranza, eterna e inafferrabile (e par che sia una cosa venuta da cielo in terra). Laura motivo di pentimento e vergogna, lontana e deludente (spero trovar pietà, nonché perdono).

Così i percorsi dei due poeti diventano strade opposte:

  • una salita per Dante, un’ascesa che parte dal saluto della sua amata fino alla lode e alla salvezza, in cui la strada, nonostante sia interrotta da pochi momenti infelici, è facilmente percorribile grazie alla speranza che Beatrice regala a Dante.
  • Una strada orribile e frammentata per Petrarca, non è un percorso ascendente, ma neanche discendente: è nettamente oscillante.

Esistono pochi tratti felici, in cui Laura sembra messa da parte permettendogli di dedicarsi alla religione, ma questa non può che ricomparire dopo qualche passo, riportandolo ad oscillare per tutto il cammino e a farlo inciampare su sassi che somigliano a sconforto, pentimento e vergogna.

Ecco come le due donne ugualmente belle portano i poeti a strade diverse: per Dante luoghi piacevoli e beati in cui si immerge con il pensiero, confortato dalla speranza che tutto ciò sarebbe stato possibile; per Petrarca invece questi luoghi diventano un sogno effimero, dove è costretto a tuffarsi per fuggire al giudizio della gente e della sua coscienza.

ANALOGIE TRA BEATRICE E LAURA

Ma c’è qualcosa che rende Beatrice e Laura ugualmente importanti:

  • Beatrice diventa una guida. La strada che percorre Dante non è solamente quella della sua vita, ma quella della summa del suo bagaglio di opere: la Commedia e Beatrice come sappiamo, per gran parte di questo percorso guida Dante e lo accompagna verso l’ascesa del monte che porta alla salvezza (“a le quai poi se tu vorrai salire, anima fia a ciò più di me degna: con lei ti lascerò salire”).
  • La seconda, Laura, possiamo per un attimo liberarla dalla sua “colpa” di aver fatto vivere Petrarca in una vita fatta di dissidi, pensando alle conseguenze che questo dilaniamento ha portato: i sassi della vergogna e del pentimento, si uniscono a formare il muro non oltrepassabile della perfezione stilistica, dell’equilibrio sintattico e metaforico che fa del poeta negli anni a venire, sinonimo di buon gusto.

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