Recensione de La locandiera di Goldoni

Breve recensione della Locandiera di Carlo Goldoni (3 pagine formato doc)

Appunto di ihatemaths

RECENSIONE DE LA LOCANDIERA DI GOLDONI

Recensione de “La Locandiera” di Carlo Goldoni.

La commediaLa Locandiera” è stata scritta nel 1753 ed è considerata una delle più felici ed equilibrate commedie di Goldoni. A differenza di altre commedie in cui l’autore utilizza il dialetto veneziano, è un’opera scritta interamente in lingua italiana, al fine di essere comprensibile a tutti e non più solamente ai concittadini dell’autore.
La trama e` molto semplice, come nella maggior parte delle opere goldoniane.
Nella locanda di Mirandolina sono alloggiati tre nobili: il ricco conte d’Albafiorita, lo spiantato marchese di Forlimpopoli e il misogino cavaliere di Ripafratta. Mentre i primi due corteggiano apertamente la bella locandiera, il cavaliere la tratta con arroganza, stuzzicandone la vanita`. Mirandolina, da grande attrice che e`, riesce via via a vincere le resistenze del cavaliere; dapprima mostrando di stimarlo per la sua misoginia, poi trattandolo con particolare riguardo e fingendosi turbata al punto da svenire quando l’uomo decide di partire; infine si comporta freddamente e lo riduce nel giro di un giorno ad un innamorato disperato. Ma questo non le basta; Mirandolina lo smaschera davanti a tutti gli ospiti della locanda, annunciando allo stesso tempo le sue nozze col saggio e fedele servitore Fabrizio.

LA LOCANDIERA RECENSIONE LIBRO

La Locandiera si colloca in un periodo di acceso dibattito, in Italia ma anche nel resto d'Europa, sulle modalità e sugli intenti del teatro. Stava prendendo sempre più piede il cosiddetto dramma borghese, un tipo di teatro che si ispirava alla società contemporanea e aveva fini educativi e di denuncia. In Italia, in particolare, Goldoni si trovò a dover fare i conti con l'ingombrante eredità della Commedia dell'Arte: il successo che continuavano ad avere le maschere di questa tradizione teatrale rendeva più difficile qualsiasi innovazione, sia per l'opposizione del pubblico che degli attori, abituati a recitare sempre solo la stessa parte, ad indossare la stessa maschera - Arlecchino, Pantalone, Colombina – , quindi riluttanti a doversi calare ogni volta in un nuovo personaggio a seconda della commedia.
In questo contesto la riforma goldoniana dovette procedere gradualmente, tenendo conto sia dei gusti del pubblico che delle necessità degli attori e degli impresari. Furono sostanzialmente due i punti fermi di questa riforma: innanzitutto l'introduzione di un testo scritto fisso, non modificabile dagli attori, in sostituzione dei canovacci della Commedia dell'Arte, che lasciavano ampio spazio all'improvvisazione degli attori; e poi l'eliminazione delle maschere, vale a dire il passaggio dai tipi ai caratteri, a degli individui ben precisi. Tutto ciò per rendere il suo teatro realistico, raffigurazione sulla scena di un mondo vero.