Il welfare state.

Riassunto dal libro "Politica economica" di Roberto Cellini, McGraw-Hill. (4 pagine formato doc)

Appunto di whiskies
Il welfare state (cap Il welfare state (cap.
XIII°) Per welfare state (stato sociale) si intende l'insieme di istituti messi in atto dallo Stato con l'obiettivo di intervenire nella sfera economica e promuovere la qualità della vita dei cittadini, combattere le condizioni di povertà o di indigenza originate da motivazioni diverse (ad esempio: malattia, invalidità, vecchiaia, disoccupazione, etc.). Gli strumenti utilizzati, a tal fine, sono: - i trasferimenti alle famiglie; - fornitura di beni e servizi. Origini storiche del welfare state. La grande crisi economica iniziata nel 1929 in USA, e propagatasi in tutti i Paesi del mondo, ha accelerato il processo di adozione di istituti di protezione sociale che, in un primo momento, erano rivolti soltanto a specifiche categorie (ad esempio: i lavoratori dipendenti), ma poi estesi a tutti. Un primo passo importante fu compiuto dalla Gran Bretagna con l'adozione, nel 1942, del Rapporto Beveridge.
In Italia, invece, già nel 1898, si adottava un'istituzione obbligatoria dell'assicurazione per gli infortuni sul lavoro e, grazie al regime fascista, fu istituito in Italia l'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale (INFPS, ora INPS), negli anni Trenta. Dopo la Seconda guerra mondiale, in tutti i Paesi occidentali con sistemi di libero mercato, si registra un'enorme espansione quantitativa e qualitativa dell'intervento pubblico nell'economia, con finalità sociali, favorita grazie: - al boom economico (che durò dagli anni Cinquanta agli anni Settanta); - al clima ideologico-politico, che sosteneva l'ampliamento dello stato sociale. Ma, dopo gli anni Settanta, a seguito delle crisi economiche generate dal primo shock petrolifero del 1973-74 e, più in generale, a seguito delle contestazioni socio-politiche al modello fino ad allora stabile, sorsero i dubbi sulla “sostenibilità” dello stato sociale dovuti sia a fatti economici (riguardanti il rallentamento della crescita economica, cioè tassi crescenti di disoccupazione e di inflazione; e crisi del modello di produzione fordista); sia a fatti di origine sociale e politica (riguardanti all'instabilità del modello della famiglia con un solo dipendente generata dall'aumento di offerta del lavoro femminile). La struttura della spesa per lo stato sociale in Italia ed Europa. Verso la fine degli anni Novanta, in Italia, la quota della spesa sociale sul PIL era di poco superiore al 22% (un dato del tutto comparabile con il dato medio dei Paesi dell'Unione Europea). Circa l'articolazione della spesa, invece, l'Italia presentava rilevanti diversità: a) previdenza (in particolare la spesa pensionistica); b) assistenza (contributi per particolari condizioni di lavoro, per esempio: disoccupazione); c) sanità. Il sistema dello stato sociale in Italia si è concentrato prevalentemente sui rischi di vecchiaia ed è stato meno attento rispetto ai “nuovi” bisogni. La previdenza. La spesa in previdenza sociale coincide con la spesa per le pensioni,