Ricerca sulla radioattività: definizione ed effetti

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La radioattività è la proprietà di alcuni nuclei atomici di subire trasformazioni spontanee mediante l'emissione di particelle subatomiche o di onde elettromagnetiche estremamente penetranti. (3 pagine formato doc)

RADIOATTIVITA': DEFINIZIONE

La radioattività è la proprietà di alcuni nuclei atomici di subire trasformazioni spontanee mediante l’emissione di particelle subatomiche o di onde elettromagnetiche estremamente penetranti.

Il fenomeno fu scoperto nel 1896 dal fisico francese Antoine-Henri Becquerel, il quale osservò accidentalmente che i sali di uranio emettevano radiazioni capaci di impressionare una lastra fotografica, nonostante questa fosse protetta da uno schermo opaco ai raggi luminosi.
È proprio grazie a questa scoperta che oggi possiamo sfruttare la radioattività di determinati materiali, specialmente nel campo della medicina e in quello scientifico, ma anche in fisica, nell’industria, ecc.
Nel settore medico, le radiazioni prodotte da sorgenti artificiali opportune vengono ampiamente utilizzate in diagnostica (vedi radiologia) e nella radioterapia del tumore. In campo scientifico vengono impiegate per svariati usi: per la datazione di reperti archeologici, di siti geologici, o come traccianti per lo studio di processi biochimici.

Radioattività: definizione ed effetti

LA RADIOATTIVITA': RIASSUNTO

In fisica fondamentale, si impiegano comunemente per la ricerca nel campo delle particelle elementari; nell’industria, per il controllo di qualità attraverso le tecniche radiografiche e in dispositivi particolari come le sorgenti di luce fosforescente.


Ma è anche vero che la radioattività di questi materiali ha molte conseguenze negative, non perché di per sé essa sia un fatto sfavorevole, ma perché l’uomo ne abusa, non rendendosi conto dei gravi danni che provoca con la sua superficialità.
I materiali radioattivi più comuni sono l’uranio, il torio, il potassio, il rubidio e i raggi cosmici, che, benché schermati dagli strati alti dell’atmosfera, penetrano in minima percentuale fino alla biosfera.
I rifiuti solidi radioattivi sono costituiti da residui della lavorazione dei minerali dell’uranio, materiali provenienti da laboratori di ricerca, da alcune industrie e dagli ospedali. Non meno importanti sono le scorie prodotte nelle centrali nucleari.
Lo smaltimento dei rifiuti tossici e delle scorie radioattive è regolato da leggi nazionali, che mirano a ridurre al minino l’impatto che queste sostanze hanno sull’ambiente.

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RADIOATTIVITA': EFFETTI SULL'UOMO

Queste scorie vengono perciò sigillate in contenitori d’acciaio per evitare che si diffondano. Ma dove vengono messi questi contenitori?
Purtroppo, molti vanno a finire nei fondali marini, dove rimangono.
Bisogna sapere che il nostro mar Mediterraneo è uno tra i mari più radioattivi di tutto il mondo. Ogni anno grandi quantità di scorie radioattive vengono gettate sui nostri fondali e il mare è sempre più inquinato.
Ma non è solo l’Italia ad essere in pericolo. Basti pensare che le autorità della Russia hanno ammesso che nel 1993 il governo della ex URSS scaricasse nel Mare di Kara 18 reattori nucleari, causando un livello di radioattività elevatissimo.
E cosa accadrà quando le correnti marine corroderanno i barili d’acciaio facendo fuoriuscire queste sostanze? Sicuramente sarà un disastro, non solo per l’oceano, ma anche per tutti noi.

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