Enuma Elish

Ricerca sul noto mito babilonese: l'Enuma Elish (1 pagine formato doc)

Appunto di nerissaw
È il mito più noto della letteratura babilonese-assira, tanto a motivo della data della sua riscoperta, quanto e soprattutto a motivo del suo contenuto.
Prende nome dalle prime due parole del testo, che significano Quando in alto (il cielo non era stato neppure nominato). La riscoperta del testo è cominciata verso la metà del sec. XIX (scavi di Ninive del 1848 e 1876), è progredita nella prima parte di questo secolo (scavi di Kish del 1924-25 e di Uruk del 1928-29) ed è proseguita successivamente, senza tuttavia riuscire a ricuperare il testo completo. Dal punto di vista del contenuto l'E.
ha suscitato il massimo interesse di molti studiosi (oltre gli assiriologi, gli storici delle religioni e soprattutto i biblisti), perché tratta dell'origine degli dei, della creazione del mondo e dell'uomo e della figura di Marduk , dio nazionale della Babilonia; inoltre perché tocca molti altri temi della mitologia antica. In questo contesto merita di essere ricordato che la prima pubblicazione del mito ad opera di George Smith (1876) ebbe come titolo The Chaldean Account of Genesis : un titolo assai eloquente, anche se improprio (vedi oltre), che ha fatto fortuna fino ai nostri giorni. L'E. è diviso in 7 tavole, ciascuna delle quali conteneva originariamente dai 130 ai 160 versi circa. Essendone stati ricuperati 1059, anche se non tutti in forma perfetta, si può affermare che l'opera è ben conosciuta; sono praticamente complete le tavv. I, III, IV, VI e VII, mentre sono alquanto lacunose la II e la V. Il poema inizia con la descrizione delle originarie condizioni del mondo e della natura primigenia; si scatena una lotta ingaggiata dagli dei più giovani contro Tiamat, finché questa non verrà uccisa da Marduk che in cambio sarà proclamato re sopra tutti gli altri dei. L'ultima parte dell'E. è occupata dalla descrizione dell'organizzazione della volta celeste e della Terra, nonché della creazione dell'uomo, da parte di Marduk, e termina con la sua esaltazione attraverso l'enumerazione dei suoi 50 nomi o epiteti. L'E. non può essere definito, in modo globale e scientifico, come è stato fatto ed ancora si fa, «poema della creazione», essendo questa soltanto una parte, anche se assai importante, del mito (tavv. V-VI). Va invece affermato con forza che esso rappresenta l'«esaltazione di Marduk», essendo evidentemente questa l'idea centrale, attorno alla quale ruota l'intera narrazione poetica. Il termine «esaltazione» nel nostro contesto indica quell'intervento teologico-religioso-poetico con il quale si porta una divinità da un rango inferiore al rango massimo nella gerarchia divina (aspetto teologico) e si cerca di imporla come tale nella comune considerazione pratica (aspetto cultuale). Un antico esempio di esaltazione di una divinità è quello relativo alla dea Inanna al tempo di Sargon di Akkad (2340-2284 a. C.). Nel nostro caso assistiamo al passaggio di ruolo di Marduk da divinità assai modesta, fino alla prima parte del II millennio a. C., a divinità d