Antropologia francese degli anni '50 e '60: riassunto

Antropologia francese: l'antropologia dinamista con le tesi di Balandier, Bastide, l'antropologia marxista con le tesi di Meillasoux, Godelier e l'ideologia primitivista con Clastres (8 pagine formato doc)

Appunto di laurabonini90

ANTROPOLOGIA FRANCESE

Prospettive critiche nell'antropologia francese.

Presa di distanza dal passato.
Dopo la II guerra mondiale cambia l’antropologia. Ipocondrismo epistemologico. Dubbio, si pensa sempre di sbagliare.
Il viaggio antropologico mette in discussione, destabilizza. Si scatena dopo la II guerra mondiale. Gli altri prendono voce. Chi parla a nome di chi.
Crea disagio la consapevolezza di quello che è stata la colonizzazione.
Negli anni 50-60 vi è maggior consapevolezza. Attività di mimesi (analogia fra la realtà e la sua rappresentazione) avviene nel processo di colonizzazione. Mondo interconnesso, noi abbiamo degli immaginari (NY).

L'antropologia del mondo contemporaneo: riassunto

SCUOLA SOCIOLOGICA FRANCESE

Francia, anni 50 scelgono la sociologia. Non si fanno chiamare etnologi. Mossi da fede politica, studi marxisti. Abbiamo cercato di chiudere l’etnografia in gabbie. Anche le categorie marxiste non sfuggono.
Introduzione dei salari. I giovani portano i soldi ma come si negozia l’autorità. Come fanno i vecchi a controllare i figli? DOUGLAS: ci sono i pezzi di stoffa e la moneta. L’anziano lega il giovane con un matrimonio. Il grosso problema è la famiglia di partenza, hanno investito in te. Con Balandier emerge la categoria dei giovani. È paradossale, la cultura va studiata coi vecchi, ma i giovani?
Non solo in Francia ma anche in Inghilterra.
Tra gli anni ’50 e ’70 l’antropologia francese vide affermarsi alcune prospettive di ricerca  che mettevano in discussione le categorie e gli orientamenti della disciplina così come questa si era configurata finora.
Con “prospettive critiche”, si indicano posizioni, a volte anche in contrasto fra loro, che hanno contribuito a mutare in maniera sostanziale la concezione stessa della ricerca antropologica.

ANTROPOLOGI FAMOSI

L’antropologia comincia a delinearsi come “sapere” votato alla conoscenza di un mondo nel quale le culture, compresa quella dell’antropologo, sono coinvolte in un processo di “interazione globale”.
“Prospettive critiche”:
1.    un’antropologia “dinamista” che a partire dagli anni 50 si pone diversamente di fronte al cambiamento e all’acculturazione;
2.    prospettiva di ispirazione marxista che studia i rapporti di potere all’interno delle società “periferiche” e coglie i processi di sfruttamento da parte di un centro industrializzato e capitalista.
3.    una antropologia “primitivista” che ha prodotto, a partire dalla denuncia della distruzione delle culture più deboli, un discorso critico sull’Occidente.
L’antropologia dinamista.
Negli anni ’50 emerse una antropologia che si discosta da quella di Griaule sui sistemi di pensiero, e da Levy-Strauss.
La rapida trasformazione delle società africane in conseguenza all’impatto coloniale, la migrazione, la nascita di culti “sincretici” (prodotti dall’incontro tra culti religiosi differenti), furono all’origine di nuove domande in campo etno-antropologico.
L’indagine, non poteva più considerare i propri oggetti come avulsi dalla storia come risultavano essere ad esempio i sistemi di pensiero di Griaule o le strutture di Levy-Strauss.
Da qui l’espressione di “antropologia dinamista” che legge le società e le culture in una prospettiva dinamica, capace di cogliere le dimensioni della storia, del movimento, della contraddizione e della trasformazione sociale.
In Francia stava accadendo qualcosa di simile al declino del funzionalismo britannico.