Alogeni

Proprietà fisico-chimiche, campi di utilizzo, curiosità e storia degli alogeni (fluoro, cloro, bromo, iodio, astato). (6 pagg., formato word) (0 pagine formato doc)

Appunto di paolyno
ALOGENI ALOGENI Costanti Fluoro Cloro Bromo Iodio Astato N° atomico 9 17 35 53 85 Massa atomica 18,99 35,45 79,9 126,9 210 Stato fisico Gas giallo chiaro Gas giallo verdastri Liquido rosso bruno Cristalli grigio scuro - °t fusione (°C) -219,6 -101 -7,2 113,7 - °t ebollizone (°C) -188,1 -34,6 58,78 184,35 - Gli alogeni appartengono al settimo gruppo del sistema periodico, avendo in comune la configurazione elettronica esterna s2p5.
L'elettronegatività è, in generale, alta e quindi hanno una forte tendenza ad acquisire un elettrone per raggiungere l'ottetto; per la loro reattività non si trovano liberi in natura ma sottoforma di composti (tranne l'At, che è un elemento artificiale radioattivo). Il nome “alogeno” significa “generatore di sale”; infatti questi elementi si combinano coi metalli formando direttamente sali.
Allo stato elementare si presentano sottoforma di molecole biatomiche con atomi uniti da forti legami covalenti. Sono tutti tossici e reagiscono facilmente con l'H, formando idracidi di formula HX. FLUORO Si presenta, in condizioni standard, come un gas giallo pallido. È estremamente tossico ed il non-metallo più reattivo (ha elettronegatività 4): è un ossidante fortissimo e forma fluoruri con quasi tutti gli elementi, tranne che coi gas nobili. Per la sua alta reattività non si trova libero in natura. Il fluoro deve il suo nome (dal latino fluo = scorro) non tanto alle caratteristiche dell'elemento quanto alle proprietà del suo principale minerale CaF2 (fluorite), che è stato usato nella preparazione del vetro e della ceramica per rendere più fluide le masse fuse. Un altro minerale in cui si trova è la criolite, di formula Na3AlF6. Alla proprietà scoperta verso la metà del XVI secolo della fluorite di emettere luce se riscaldata venne di conseguenza attribuito il nome di fluorescenza. Se l'esistenza dell'elemento è stata accertata già agli inizi del XIX secolo al punto che il nome fu proposto a H. Davy nel 1812 da A. M. Ampere e Mendeleev introdusse il fluoro nella sua tavola periodica, l'isolamento dell'elemento fu un problema chimico a lungo non risolto. Non solo non esiste una via chimica di ottenimento dell'elemento dai suoi sali ma anche la via elettrolitica era vanificata dall'estrema reattività del fluoro che ne impediva l'isolamento. Il successo arrise a H. Moissan il 26 giugno 1886: il chimico francese elettrolizzò una soluzione di KHF2 raffredata a circa -50° in HF. Il gas che si liberò reagì immediatamente facendo bruciare del silicio cristallino presente. Uno dei principali usi del F2 è legato alla produzione di UF KHF6 necessario all'industria nucleare così come nella produzione di altri fluoruri di metalli (W, Re) che sfruttano la volatilità di questi composti in processi di purificazione e deposizione da fase gassosa. È poi usato nelle paste dentifricie come fluoruro di sodio (NaF) e di stagno (SnF2). La vera novità nella chimica del fluoro è legata allo sviluppo nel XX secolo di una serie di