Tecniche di counseling familiare
Note su una particolare tecnica di counseling per situazioni di disagio familiare (7 pagine formato doc)
La
riformulazione
è la tecnica base del counseling.
Rogers prevedeva 3 modelli di riformulazione.
Sinonimi = riflesso, riflessione, rispecchiamento
È una tecnica base attraverso cui il conduttore rispecchia al soggetto quello che sta dicendo. È molto importante perché permette di fare in modo che il soggetto si senta ascoltato e compreso.
Deve essere usato un atteggiamento non direttivo, lasciando al soggetto la possibilità di scelta di quello che bisogna raccontare. Il soggetto è libero di dire quello che vuole. Secondo Rogers, tale atteggiamento non direttivo non deve essere mai abbandonato dal conduttore durante il colloquio.
Quindi il conduttore ascolta con empatia e fa dei piccoli interventi che servono a facilitare l'esposizione del soggetto, ma non fa nulla che possa direzionare il soggetto in qualche direzione. Questo perché in condizioni facilitate, il soggetto trova da solo la possibilità di evolversi da solo.
Quindi, come condizione fondamentale per continuare a riflettere servono "ascolto" e "comprensione", poi in secondo luogo le riformulazioni servono prima a rendersi conto di cosa si è detto, poi a vedere le cose da prospettive diverse e in terzo luogo aiuta la persona a vedere delle cose delle quali non è immediatamente consapevole.
Quindi riformulazione non significa ripetere a pappagallo tutto, ma rispecchiare al soggetto quello che sta dicendo.
Es.: una mamma dice: "Io voglio parlare di mia figlia"
Psicologo: "Quindi lei vuole parlare di sua figlia, ma non di lei"
In questo modo lo psicologo aiuta la persona a vedere delle cose di cui non è immediatamente consapevole.
Rogers prevedeva 3 modelli di riformulazione.
Sinonimi = riflesso, riflessione, rispecchiamento
È una tecnica base attraverso cui il conduttore rispecchia al soggetto quello che sta dicendo. È molto importante perché permette di fare in modo che il soggetto si senta ascoltato e compreso.
Deve essere usato un atteggiamento non direttivo, lasciando al soggetto la possibilità di scelta di quello che bisogna raccontare. Il soggetto è libero di dire quello che vuole. Secondo Rogers, tale atteggiamento non direttivo non deve essere mai abbandonato dal conduttore durante il colloquio.
Quindi il conduttore ascolta con empatia e fa dei piccoli interventi che servono a facilitare l'esposizione del soggetto, ma non fa nulla che possa direzionare il soggetto in qualche direzione. Questo perché in condizioni facilitate, il soggetto trova da solo la possibilità di evolversi da solo.
Quindi, come condizione fondamentale per continuare a riflettere servono "ascolto" e "comprensione", poi in secondo luogo le riformulazioni servono prima a rendersi conto di cosa si è detto, poi a vedere le cose da prospettive diverse e in terzo luogo aiuta la persona a vedere delle cose delle quali non è immediatamente consapevole.
Quindi riformulazione non significa ripetere a pappagallo tutto, ma rispecchiare al soggetto quello che sta dicendo.
Es.: una mamma dice: "Io voglio parlare di mia figlia"
Psicologo: "Quindi lei vuole parlare di sua figlia, ma non di lei"
In questo modo lo psicologo aiuta la persona a vedere delle cose di cui non è immediatamente consapevole.