La divina Commedia
Trattazione sintetica delle figure mostruose presenti nell'inferno dantesco. (file .doc, 1 pag) (0 pagine formato doc)
Letteratura Italiana - trattazioni sintetiche Letteratura Italiana - trattazioni sintetiche FIGURE MOSTRUOSE NEI PRIMI CANTI DELL' INFERNO (max 20 righe) Nell'Inferno Dante si è finora imbattuto in tre figure mostruose: Caronte, Minosse e Cerbero.
Nel terzo canto, Dante e Virgilio, giunti nell'Antinferno sulle rive dell'Acheronte, incontrano Caronte, figlio di Erebo e Notte, un vecchio canuto, dagli occhi infuocati e le guance pelose, che minaccia di continuo le anime gridando e dicendo che cosa le attenderà nell'Inferno. Dopo aver visto Dante, lo avverte che quando morirà non passerà di lì, ma andrà direttamente in Purgatorio. Dopo queste parole, Virgilio fa sapere a Caronte che il viaggio è voluto dal cielo e Caronte si acquieta. Nel quinto canto, invece i due poeti si imbattono in Minosse, mitico re di Creta, figlio di Zeus ed Europa, giudice severo e capace legislatore, qui è un giudice orribile e ringhioso, ma anche goffo ed irriverente; ha il compito di giudicare le anime e di condannarle, arrotolando la coda attorno al suo corpo un numero di volte pari a quello d'ordine del cerchio cui un'anima è destinata. Anche Minosse ammonisce Dante dicendogli di non fidarsi di nessuno, neanche di Virgilio. A queste parole Virgilio risponde a Dante come aveva in precedenza risposto a Caronte. Infine nel sesto canto, i due poeti incontrano Cerbero, figlio di Echidna e Tifeo, custode del terzo cerchio, quello dei golosi. E' un cane a tre (o più) teste, antropomorfo, bestia crudele e mostruosa, che latra continuamente, ha occhi rossi, barba unta e nera, ventre largo e mani unghiate con cui dilania i dannati. Quando Cerbero scorge i due, apre le bocche, mostrando i denti e tremando per tutto il corpo dal desiderio di divorare; ma Virgilio, preso del fango a piene mani, lo getta dentro le avide gole e il mostro si acquieta, lasciando passare i due poeti. SINTETIZZA I CARATTERI GENERALI DEL De Monarchia ( max 15 righe) Il De Monarchia è un trattato politico, risalente agli anni di esilio di Dante, scritto in latino e articolato in tre libri. Oggetto del primo libro è dimostrare la necessità dell'Impero, come unico principato, posto sopra tutti gli altri, per garantire la felicità al genere umano. A sostegno della sua tesi Dante prima individua il fine della società umana, modo atto a sviluppare al massimo grado le potenzialità dell'intelletto; in seguito il poeta dice che la pace è la più desiderabile tra le condizioni necessarie al genere umano; infine si espongono argomentazioni per dimostrare che l'Impero è indispensabile alla pace universale e al benessere del mondo. Nel secondo libro Dante si sposta su un problema storico: si propone di dimostrare che l'Impero Romano ha costruito il suo impero e si è imposto sugli altri popoli, non esclusivamente con la forza, ma anche su basi giuridiche( il diritto); infine Dante spiega che l'Impero si è imposto con il diritto per volontà di Dio, in quanto il diritto è immagine della volontà divina e che ciò che accad