Struttura del capitale
Alcuni fatti riguardo il finanziamento. Innovazione finanziaria e le proposte di Modigliani-Miller. Debiti e tasse. Tasse e la teoria del tradeoff. La Pecking order theory. Cos’era sbagliato nel Pecking order? (11 pagine formato doc)
Lo studio della struttura del capitale cerca di spiegare il mix tra i titoli e le fonti finanziarie usate dalle imprese per finanziare gli investimenti reali.
La maggior parte di questa ricerca sulla struttura del capitale è focalizzata sulla proporzione tra debiti e capitale proprio osservabile sul lato destro dei fogli di bilancio delle imprese. L’articolo presenta questa ricerca.
Non esiste una teoria universale delle scelte debiti-capitale proprio, e non c’è ragione di pretenderla, comunque ci sono diverse teorie condizionali utili. Ad esempio, la teoria del tradeoff afferma che le aziende cercano livelli di debiti che bilanciano i vantaggi fiscali connessi ai debiti addizionali con i costi di possibili difficoltà finanziarie. La teoria del tradeoff prevede un prestito moderato per le imprese che pagano tasse. La pecking order theory (teoria dell’ordine gerarchico?) afferma che le imprese prenderanno a prestito, piuttosto che emettere equity, quando il cash flow interno non è sufficiente per finanziare una spesa di capitale. Quindi, l’ammontare dei debiti rifletterà il bisogno cumulativo dell’impresa di finanziamenti esterni. La free cash flow theory afferma che livelli di debiti pericolosamente alti incrementeranno il valore, a dispetto della minaccia di difficoltà finanziarie, quando il flusso di cassa di un’azienda operante eccede significativamente le sue opportunità di investimenti produttivi. La teoria del free cash flow è progettata per imprese mature che sono propense a sovrainvestire.
C’è un’altra possibilità: forse la fonte di finanziamento non interessa. Modigliani e Miller (1958) provarono che la scelta tra finanziamento con debiti o con capitale proprio non ha effetti materiali sul valore dell’azienda o sul costo o disponibilità di capitale. I due assunsero l’ipotesi di mercati di capitali perfetti e senza difficoltà, nei quali l’innovazione finanziaria avrebbe velocemente estinto qualsiasi deviazione dal loro equilibrio predetto.