I distretti industriali in Italia
Tesi di laurea di Antonio Mauro sui distretti industriali in Italia, nel Mezzoggiorno, negli anni 2000 (0 pagine formato doc)
Introduzione Indice generale Introduzione Indice delle figure Figura 1 - Economie di scala, DOM e DME Indice delle tabelle Tabella 1 - Il Made in Italy per regione: gli anni '90 Introduzione Nel presente lavoro si analizzano le iniziative imprenditoriali nate negli ultimi anni, specialmente nel Mezzogiorno, per capire se tra queste si possa annoverare qualche distretto industriale.
Nel primo capitolo si fanno delle considerazioni generali sul modello astratto di funzionamento del distretto industriale marshalliano così come riportato nella letteratura più recente di Becattini, Brusco, Garofoli, Bàculo e Viesti. In Italia, esso rappresenta lo strumento per capire il particolare modello di sviluppo seguito spontaneamente dal nostro paese negli ultimi trent'anni. Giacomo Becattini e Sebastiano Brusco, in particolare, partendo dalle realtà industriali a loro più vicine (Prato, in Toscana, e l'Emilia Romagna) hanno analizzato parecchi aspetti del funzionamento e della organizzazione del distretto industriale. Nei primi paragrafi di questo lavoro, pertanto, si illustrano le dinamiche proprie di qualsiasi distretto: la concorrenza e la cooperazione tra sub-fornitori, la presenza ed il ruolo delle imprese finali, l'importanza del contesto sociale e culturale in cui le imprese si trovano ad operare, la elevata mobilità della forza lavoro, e la capillare divisione delle mansioni tra unità produttive diverse, in modo da considerare le imprese del distretto come tanti reparti separati di un'unica impresa. Sulla base di alcune suggestioni dello stesso Becattini, si pongono in evidenza gli ultimi sentieri di ricerca che attingono a piene mani da materie apparentemente lontane, come la fisiologia del cervello o la psicologia. Ogni aspetto dell'indagine economica tiene, comunque, sempre conto della interdisciplinarità dell'argomento, per cui non sono sporadici i riferimenti a concetti di sociologia, di filosofia o a nozioni di storia: dall'anomia di Durkheim alle tesi di Croce o Fortunato sul sottosviluppo del Mezzogiorno. Viene fatto cenno anche alla particolare impostazione data da Paul Krugman e dalla Nuova Geografia Economica ai problemi dello sviluppo regionale e delle economie di agglomerazione. Nel secondo capitolo si fa la distinzione tra Sistemi Locali del Lavoro (SLL) e distretti industriali veri e propri, per capire in che modo possiamo trattare i dati statistici dell'ISTAT quando parliamo di sistemi locali. Viene fatta anche chiarezza sul concetto di “Made in Italy” e sulla sua non perfetta coincidenza con la produzione dei distretti italiani. I dati e le tabelle riportate dimostrano l'importanza per il nostro sistema produttivo delle realtà fondate sulle piccole e medie imprese: la particolare propensione all'export implica anche problemi di tenuta internazionale e di eventuale “importazione” di shock esterni. La nostra economia, fondata su settori produttivi tradizionali che impiegano manodopera poco qualificata, può essere