Teorie del commercio internazionale
Le teorie economiche del commercio internazionale in epoca mercantilista: la critica di Hume, la teoria di Smith, la concezione del commercio internazionale di Ricardo, la teoria di Heckscher e Ohlin e i suoi limiti, la teoria del ciclo del prodotto, liberismo e protezionismo (4 pagine formato doc)
TEORIE COMMERCIO INTERNAZIONALE
Alcune teorie sul commercio internazionale. Un' economia "chiusa" è caratterizzata dall'assenza di relazioni con il resto del mondo.
Pertanto, un'economia denominata "aperta" introduce in un economia chiusa il commercio internazionale.In un ambito così esteso, perciò, le variabili di cui tener conto sono molto più numerose e ciò rende lo studio di questo tipo di economia piuttosto complesso. L'economia globale è stata, infatti, paragonata al principio fisico dei vasi comunicanti, dato che mutazioni di un singolo sistema in essa compreso si riperquotono su tutti gli altri. Perciò sono nate organizzazioni sovranazionali allo scopo di garantire le cooperazione e migliorare i rapporti tra i vari stati.
Il commercio internazionale: riassunto
TEORIE DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE IN EPOCA MERCANTILISTA
La concezione mercantilista si diffonde nel periodo del colonialismo: nasce una serie di relazioni commerciali stabili e, propio in questo periodo iniziano a formarsi gli stati nazionali. Si è quindi in un periodo di transizione da un'economia di sussistenza ad una di stampo capitalistico. Secondo tale concezione, quindi, la ricchezza, deriva dalla moneta e, essendo essa costituita di metalli preziosi, dall' accumulo di essi.
Tale idea viene quindi attuata con una politica economica "aggressiva", che prevedeva il che vi fossero più esportazioni che importazioni che importazioni e, in particolare, che si importassero materie prime e si esportassero prodotti finiti. Da ciò è derivata anche l'attuazione del principio della bilancia commerciale favorevole, perseguito tramite restrizioni alle importazioni (dazi) e impulsi alle esportazioni (agevolazioni fiscali, sovvenzioni...).
Commercio internazionale: tesina
POLITICA MERCANTILISTICA: LA CRITICA DI HUME
Secondo il filosofo britannico Hume, la politica mercantilista presenta un incoerenza intrinseca: se infatti si fa sì che le esportazioni siano sempre maggiori delle importazioni, perchè si ritiene che una maggior quantità di oro presente nello stato sia uguale a maggior potenza, ciò non è vero. Se le importazioni sono sempre maggiori delle esportazioni, è vero che vi sarà maggior moneta in circolo all'interno del paese, ma sarà altrettanto vero che il valore complessivo di essa rimarrà praticamente invariato. In parole povere, invece di arricchirsi ci si impoverirà! Ciò è dovuto al fatto che se vi è una maggior quantità di moneta in circolo, aumenta la domanda, indi i venditori possono tranquillamente aumentare i prezzi, fino a ritornare ai livelli precedenti di domanda, ma con un profitto superiore (visto che il numero di elementi prodotti rimane invariato). In tal modo, perciò si avrà una diminuzione del valore della moneta, un "impoverimento" dovuto all'inflazione da importazione.
Commercio internazionale: definizione
TEORIA DEI VANTAGGI ASSOLUTI: LA TEORIA DI SMITH
L' inglese Adam Smith individua la positività del comercio internazionale nella possibilità di reperire all'estero ciò che non sarebbere possibile ottenere dal mercato interno o lo sarebbe solo con alti costi.
La massima smithiana che ne deriva è, perciò, la seguente: non si può pretendere che ciascun paese produca da sè ciò che esso potrebbe procurarsi più vantaggiosamente all'estero.
Ciò implicava quindi che il paese applicasse il cosiddetto teorema dei costi assoluti. Tale pricncipio prevedeva infatti che il paese traesse le conclusioni sulla possibilità di produrre internamente un certo bene dal confronto tra i costi interni che ciò avrebbe causato e gli eventuali costi "esterni" d'acquisto. In base ai risultati dell'applicazione di tale teorema si avrebbe avuta anche una specializzazione dello stato in determinat settori produttivi.
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