Omero: il cantore cieco

LA QUESTIONE OMERICA, PUNTI FERMI E DOMANDE SENZA RISPOSTA, TROIA, DENTRO L’OPERA DI OMERO... (15 pagine formato pdf)

Appunto di mbertoluzza

Omero e l'Epica Antica L'ENIGMA DEL CANTORE CIECO Già dal VII secolo a.C.

i Greci conoscevano bene due poemi epici, l'Iliade e l'Odìssea, attribuiti ad un poeta di nome Omero. Purtroppo la tradizione storica non ha lasciato traccia di lui: non ci è giunta nessuna notizia certa, nemmeno l'epoca in cui è vissuto o il luogo di nascita. La sua figura è stata invece costantemente circondata da un alone leggendario, che ci ha tramandato l'immagine di un cantore cieco, errante di paese in paese, di regione in regione, per raccontare e recitare le sue meravigliose storie in versi. Anche il significato del nome, che secondo alcuni in greco significa "ostaggio", secondo altri "cieco", ha suscitato dubbi mai risolti.
E neppure aiuta ad iden-tificarlo l'immagine del poeta giunta sino a noi, con lo sguardo smarrito e vuoto; la cecità era, infatti, un tratto simbolico comune a poeti e indovini antichi, segno emblematico della ìoro capacità di guardare oltre i casi particolari della vita: umana. Tra le molte città greche - della madre patria e delle colonie dell'Asia Minore -che nel corso dei secoli si sono attribuite il privilegio di avergli dato i natali, oggi gli studiosi tendono a considerare il più probabile luogo delle sue ipotetiche origini una delle colonie ioniche dell'Asia Minore, in base al particolare dialetto in cui sono composte le opere. Ciclo Epico troiano LA QUESTIONE OMERICA Per questione omerica si intende, un lungo, secolare dibattito intorno a questo affascinante - ma insoluto caso letterario. Le domande che gli studiosi si pongono sono: a. b. c. È esistito davvero un poeta di nome Omero L'Iliade e l'Odissea sono opere non di un solo autore, bensì di due o addirittura di molti autori Le narrazioni sono state, in origine, tramandate a voce Quando furono messe per iscritto Nel lontano secolo XIII a.C. o soltanto nel secolo VIII a.C. OMERO Fin dal III secolo a.C. alcuni dotti - i grammatici della biblioteca di Alessandria, autori della prima edizione filologica dei poemi omerici - avevano iniziato a sostenere che i due poemi fossero frutto del lavoro di due diversi autori, presentando le opere caratteri assai differenti. L'anonimo autore del trattato Sul sublime - forse del I sec. d.C. - risolveva invece la differenza tra le due opere attribuendo al giovane Omero la composizione dell'Iliade, mentre in vecchiaia il poeta avrebbe scritto l'Odissea. In età moderna i filologi si divisero in due correnti: la scuola separatista, che considerava i poemi opera di vari autori, e la scuola unitaria, che ne attribuiva l'invenzione ad una sola mente creatrice. Il precursore della scuola separatista fu Franoise Hédelin, abate d'Aubignac, che, nelle Dissertazioni sull'Iliade (composte nel 1664 e pubblicate postume nel 1715), sostenne l'ipotesi che Omero non fosse mai esistito e che i due poemi fossero una non omogenea raccolta - messa per iscritto da vari autori - di canti tramandati a voce. Erano i rapsodi o aedi - poeti, cantori erranti -, che recitavano