Tersite nell'Iliade: parafrasi

Tersite e Odisseo nell'Iliade: parafrasi dell'episodio in cui Odisseo, che rappresenta l'eroe, affronta Tersite, simbolo dell'anti-eroe

Tersite nell'Iliade: parafrasi
ansa

TERSITE NELL'ILIADE

Omero, Iliade: l'episodio di Tersite e Odisseo
Fonte: ansa

Tersite è un personaggio dell'Iliade di Omero, descritto dall'autore come l'anti-eroe a causa della sua bruttezza e della sua codardia, difetti che lo contrappongono all'eroe in senso classico, simbolo di beltà e forza. Il personaggio viene introdotto da Omero nel II canto, e il suo nome significa letteralmente “lo sfrontato”. Di seguito trovate la parafrasi del confronto tra Odisseo, l'eroe, e Tersite, che rappresenta l'opposto dell'eroe.

TERSITE: PARAFRASI

Gli altri dunque stavano seduti, e furono tenuti a posto.
Solo Tersite parlava ad alta voce senza misura,
perché molte parole le aveva in cuore, ma venivano dette a caso,
vane, disordinate, utilizzate per parlar male dei re:
quello che a lui sembrava per i Greci sarebbe stato buffo.
Era l'uomo più brutto che era mai venuto sotto il dominio di Ilio.
Aveva un naso largo e schiacciato ed era zoppo da un piede, le sue spalle erano torte, curve e rientranti sul petto; il cranio era aguzzo sulla sua cima, ed i capelli erano radi.

TERSITE E AGAMENNONE

Egli che è stato offeso anche da Achille, che è un uomo migliore di lui, ha preso il suo dono, gliel'ha strappato! Da vero Achille non aveva ira nel suo cuore, è paziente, se no offendetevi ora per l'ultima volta il figlio di Atreo. Tersite diceva così infamando Agamennone, capo supremo degli eserciti, e a lui si avvicinò subito il glorioso Odisseo guardandolo minaccioso, lo investì con dure parole:

"Tersite, che dici parole confuse, per quanto acuto oratore, smetti e non osare ancora offendere i re. Io dico che un altro uomo più vile di te non possa esistere,tutti gli atridi che vennero sotto Ilio. Perciò tu non osare nemmeno nominare i Re; non buttar fuori ingiurie, non ti curare del ritorno. Non sappiamo ancora bene come saranno queste cose, se torneremo con fortuna o sfortuna, noi che siamo figli dei Greci."

Era odiosissimo, soprattutto da Achille e a Odisseo,
poiché parlava sempre di loro, ma allora diceva ingiurie
contro il glorioso Agamennone, vociando stridulo; certo che i Greci ce
l'avevano con Agamennone, lo odiavano, però solo nel loro cuore;
ma Tersite con parole, accusava Agamennone urlando fortemente:
"Figlio di Atreo, di che ti lamenti? Che pensi ancora? la tua tenda è piena di bottini di guerra, scelte, perché noi Greci le diamo a te prima che a noi, quando abbiamo preso il dominio di una città fortificata;
ma ancora tu hai sete di oro, che ti porti qualcuno i Troiani domatori di cavalli, riscatto per il figlio che io ho preso e legato da solo o da un altro dei Greci? o vuoi una giovane donna, per fare con ella all'amore, e che tu solo possieda in disparte? Ma questo non è giusto, non è giusto che un capo immerga nella sofferenza i figli dei Greci. Ah pigri, brutti vigliacchi, uomini effeminati e imbelli, a casa, torniamo sulle navi, lasciamo costui qui, a Troia, a dirigersi i suoi onori, così potrà vedere se tutti noi lo andremo ad aiutare o no. Ah pigri, brutti vigliacchi, uomini effeminati e imbelli, a casa, torniamo sulle navi, lasciamo costui qui, a Troia, a dirigersi i suoi onori, così potrà vedere se tutti noi lo andremo ad aiutare o no."

TERSITE E ODISSEO

"Ma tu per questo, ti prendi la libertà di offendere Agamennone figlio di Atreo, capo supremo degli eserciti, perché gli danno molti doni, gli eroi Greci, e tu fai un discorso pubblico ingiuriando. Però ora ti dico una cosa che avrà certamente compimento; se farai ancora l’idiota come stai facendo adesso, che non resti più la testa di Odisseo sulle spalle, non mi si potrà più chiamare figlio di Telemaco, se io prima non ti acciufferò, ti spoglierò delle tue vesti, del mantello e della tunica, che ti coprono le parti intime, e ti rimando alle navi rapite mentre tu piangerai, fuori dall'assemblea, percorso da colpi infamanti."

Dopo aver detto questo, Odisseo percosse con lo scettro le spalle ed il petto, quello si contorse, gli cadde una grossa lacrima, un gonfiore pieno di sangue si sollevò dal suo dorso sotto lo scettro d'oro, poi si sedette e rimase attonito soffrendo, con aria stupida si asciugò poi le lacrime. Gli altri si misero a ridere di cuore per questa cosa, nonostante fossero afflitti, e una diceva questo, guardando un altro vicino:

"Ah, davvero, Odisseo ha fatto mille cose belle, dando buoni consigli e primeggiando in guerra; ma questa di ora, è la cosa che in assoluto ha fatto in modo migliore, troncando il vocione di quel villano arrogante. Va, perché il suo nobile cuore non lo spingerà mai più ad infamare i sovrani con parole ingiuriose."

Un consiglio in più