I Sofisti, Socrate e Platone

I Sofisti, Socrate e Platone: riassunto di filosofia antica (4 pagine formato doc)

Appunto di tos

I SOFISTI: RIASSUNTO

I Sofisti.

Nel corso del V sec. a.C. assistiamo al trionfo della Grecia sulla Persia e  alla lotta fratricida tra Atene e Sparta che coinvolgono gran parte delle città greche e determinano una generale decadenza. Nel giro di pochi anni il costu-me tradizionale si corrompe, lo Stato perde di autorità.
Nel contempo ad Atene Pericle instaura la democrazia, migliorando le con-dizioni dei cittadini e permettendo a tutti di poter accedere alle cariche pub-bliche.
In questo nuovo clima sociale si diffonde un enorme bisogno di istruzione e si inserisce la figura del Sofista (letteralmente “sapiente”).
Quindi alle antiche sette aristocratiche riservati a pochi, quali erano le scuo-le dei maestri presocratici (v.Pitagora), si sostituisce l’istruzione dietro pa-gamento e ciò determinò grande scandalo e accuse di immoralità.
I Sofisti non insegnavano la verità, ma formavano i giovani affinché diven-tassero buoni avvocati e uomini politici, capaci di far valere la propria opi-nione su molte altre durante le assemblee.
Perciò facevano apparire vero ciò che è falso e falso ciò che è vero.
Essi si servivano della dialettica (arte del saper convincere parlando), della retorica (arte del saper parlare e scrivere bene) e dell’enciclopedismo (cono-scenza generale di tutte le discipline).

Chi sono i sofisti: riassunto

SOFISTI: PENSIERO

I Sofisti si trasferivano di continuo da una città all’altra in cerca di clienti, e questo era anche un modo per sfuggire alle accuse di immoralità, poiché, quando la situazione si faceva difficile, andavano altrove.
Comunque, va riconosciuto ai Sofisti un grande merito, quello di aver at-tuato una rivoluzione antropologica della speculazione filosofica, rivolgen-dosi all’uomo piuttosto che alla natura.
I più grandi sofisti furono Protagora e Gorgia.
Per Protagora l’uomo è misura di tutte le cose e tutto è relativo.
Ad es.

durante una gara la vittoria è un bene per chi vince, ma un male per chi perde; oppure la malattia è un male per il malato ma un bene per il dot-tore.
In Gorgia invece si ha una concezione tragica della vita umana: l’uomo non è responsabile delle sue azioni, ma è preso dalle passioni e dalla fatalità de-gli eventi.
Inoltre nulla c’è; e se qualcosa c’è non è conoscibile dall’uomo; e se qual-cosa è conoscibile, non è esprimibile dall’uomo.

SOFISTI E SOCRATE

Socrate. Secondo quando afferma la tradizione, Socrate non scrisse nulla. Il suo insegnamento è perciò affidato alla testimonianza dei discepoli, e innanzi tut-to a Platone che fece di Socrate il protagonista della maggior parte dei suoi scritti.
Socrate nasce ad Atene nel 469 a.C.
Egli, al contrario dei Sofisti, non si allontanò mai da Atene, se non per compiere i suoi doveri di soldato. Il luogo da lui frequentato era la piazza della città, dove insegnava alla gente ad essere consapevole di sé.
Egli procedeva per interrogazioni, cioè con un dialogo fatto di continue domande e risposte.
Egli, contrariamente ai Sofisti, non si presentava come padrone di un sape-re, ma anzi come colui che ignora e ricerca.
Socrate sosteneva di essere stato spinto a questa ricerca dall’oracolo di Del-fi.
L’oracolo avrebbe infatti rivelato che nessuno ad Atene era più sapiente di Socrate. Socrate, che era convinto di non sapere nulla, cominciò ad interro-gare coloro che avevano fama di sapienti, e scoprì che in effetti essi non an-davano al di là di un semplice sapere pratico : politici, artigiani, artisti…, ma ignoravano la risposta ai più importanti interrogativi dell’esistenza. So-crate allora capì il significato dell’oracolo : egli era il più sapiente perché, almeno, sapeva di non sapere.
Il sapere di non saper diventa quindi la premessa  della ricerca del sapere.
Rinnovando il motto “conosci te stesso”, Socrate continua ad interrogare i suoi concittadini per renderli consapevoli della loro ignoranza.
Questa interrogazione è ironica nel senso che, fingendo di voler apprendere dall’interlocutore, tende a condurlo a riconoscere di non sapere, è dialettica  , cioè consiste nel dialogare e ragionare con sé per agire moralmente cono-scere cioè che è bene, ed è maieutica ,cioè intende aiutare l’anima dell’interlocutore a partorire delle verità.
Quindi, il male consiste nell’ignoranza di sé.
Naturalmente la ricerca socratica, mettendo in crisi le tradizionali certezze, doveva apparire troppo rivoluzionaria ai governanti democratici che si pro-ponevano un ritorno alla tradizione.
Inoltre Socrate finì per urtare il prestigio di vari potenti. Ciò spiega l’accusa di corruzione dei giovani (che lo seguivano in gran numero) e la condanna a morte. La seconda accusa, relativa all’introduzione di nuove divinità, si ri-feriva al demone che Socrate diceva manifestarglisi dentro come una voce che lo distoglieva dal commettere errori morali.
In realtà, dietro il demone, si celava l’anima o, più esattamente, la coscienza.
Perciò, dopo un mese di detenzione, durante il quale Socrate si rifiutò di fuggire come gli amici avrebbero voluto per rispettare le leggi dello Stato, a 70 anni beve la cicuta.

PLATONE

Platone. Nasce ad Atene nel 428 a.C. da una famiglia aristocratica.
Fu discepolo di Socrate. Fu chiamato alla corte del tiranno di Siracusa e tornato ad Atene fondò l’Accademia, nei pressi del parco dell’eroe Acca-demo. Morì nel 348 a.C.
Di Platone ricordiamo: scritti socratici giovanili, come l’Apologia di Socra-te e Critone; scritti di trapasso (es. Gorgia e Menone), in cui si passa dal pensiero di Socrate a quello di Platone; scritti della maturità, come Repub-blica e Fedone; scritti della vecchiaia, come Parmenide e Il Sofista.
Platone contrappone all’educazione specialistica, l’esigenza di una forma-zione più globale della personalità dell’uomo.
La filosofia si distingue dalle altre discipline, perché non si limita ad un sa-pere particolare, ma accompagna ogni sapere.
Platone capovolge il motto socratico “sapere di non sapere”: noi “non sap-piamo di sapere”.
L’uomo cioè possiede già una conoscenza approssimativa e incerta delle co-se.
Infatti, la tesi tipica del platonismo è la teoria delle idee.
Egli afferma che ci sono due mondi: uno delle idee (mondo reale e ultrater-reno, iperuranio) e uno delle cose (mondo apparente e terreno, creato a imi-tazione del primo).