Aristotele

Le scienze pratiche: l'etica e la politica (tipo file: word formato file: 6 ) (0 pagine formato doc)

§.
11. Le scienze pratiche: l'etica TEORIA, PRAXIS, POIESIS Abbiamo visto nel §. 1 che le scienze teoretiche si occupano di ciò che è necessario e quelle pratiche di ciò che è contingente - cioè del campo in cui vige l'imprevedibile facoltà umana della decisione. Aristotele distingue poi anche tra scienze pratiche e scienze (o arti) poietiche. La praxis è un tipo di azione umana che ha il suo fine in se stessa, nel libero agire dell'agente. L'agire, fine a se stesso, serve dunque solo a chi agisce per realizzare se stesso come soggetto individuale o collettivo, e non è mezzo per produrre (poiein) un oggetto, una cosa esterna. L'azione politica, l'azione educativa, lo stare insieme degli amici, le feste civiche, la discussione conviviale sono, nel mondo della polis, altrettanti esempi di praxis.
Sono poiesis invece tanto le arti che producono oggetti materiali (per esempio, una sedia, una nave, una casa) quanto quelle che producono oggetti non propriamente materiali (p. es. una legge, un discorso o una poesia - e questo termine italiano deriva proprio da poiesis). L'UOMO PER NATURA E' UN "ANIMALE POLITICO" (=CHE VIVE IN UNA POLIS) *Hannah Arendt ha osservato che, per il pensiero politico greco in generale, Aristotele incluso, la praxis implica l'uso pubblico della ragione e della facoltà di deliberare. La praxis non è mai attività solitaria e muta, ma è interazione e discussione. Lo stesso Aristotele poi afferma che l'uomo è per sua natura un animale politico e che solo le belve e gli dei possono vivere isolati. Essere un animale politico, o zoòn politikòn, è la stessa cosa di essere uno zoòn lògon èchon, che significa effettivamente, nota la Harendt, animale razionale, ma prima di tutto nel senso di animale dotato della parola, una facoltà eminentemente sociale (logon echon = alla lettera "avente il logos"; sul significato sociale della facoltà della parola cfr. § 13). Le scienze pratiche studiate da Aristotele sono la politica e l'etica (e la seconda, come si è detto, è un'articolazione della prima). Le scienze o arti poetiche da lui considerate sono la poetica (poietikè, appunto), che dà le regole per produrre opere d'arte letterarie, e la retorica, che dà le regole per produrre discorsi. Non sono nemmeno prese in considerazione le scienze in cui l'oggetto prodotto sia materiale. Si tratta di quelle che erano chiamate dagli antichi "arti meccaniche", e di esse facevano parte anche la scultura e la pittura. IMPOSSIBILITA' DI FAR COMPRENDERE DAVVERO L'ETICA (0 POLITICA) A CH I NON HA ESPERIENZA DELLA VITA *Facciamo notare al lettore che, in queste distinzioni di Aristotele, è operante il pregiudizio greco contro il lavoro manuale già intravisto nel §. 1. In effetti Aristotele riporta spesso e volentieri l'"opinione dei più" o "dei più saggi", e apertamente si fa portavoce del senso comune dei greci, o meglio dei greci maschi, liberi, bempensanti e benestanti. Ciò detto, si può immaginare facilmente che la sua etica e la sua politica non abbiano