La critica della ragion pratica cos'è
Cos'è la critica della ragion pratica di Kant? Riassunto che spiega la critica della ragion pratica di Immanuel Kant (3 pagine formato doc)
CRITICA DELLA RAGION PRATICA COS'E'
Critica della ragion pratica? Cos’è la ragion pratica? La ragione (intesa nel significato più ampio del termine come insieme delle nostre facoltà mentali) non serve soltanto a dirigere la conoscenza ma anche l’azione, cioè il modo in cui l’uomo deve comportarsi.Di questo si occupa appunto la ragione pratica.
Occorre però porre un distinguo tra due tipi di ragione pratica.
Nella critica della ragion pratica, kant non critica la ragione pura pratica, perché essa non discende dall’esperienza, quindi è perfetta, opera sempre nello stesso modo legittimo e non vi è nulla da criticare.
Invece la sua critica si dirige nei confronti della ragione empirica pratica, che proprio per il fatto di essere condizionata dall’esperienza può non essere legittima dal punto di vista morale.
Kant: critica della ragion pura, critica della ragion pratica e critica del giudizio
RAGION PURA PRATICA E RAGION EMPIRICA PRATICA
Ragione pura pratica: è la morale, è perfetta, non c’è nulla da criticare.
Ragione empirica pratica: discende dall’esperienza e quindi può discostarsi dalla morale. Va analizzata (criticata).
La critica della ragion pratica si presenta in qualche modo come l’opposto della critica della ragion pura: infatti la ragion pura cerca di raggiungere la conoscenza senza basarsi sull’esperienza (è il caso della metafisica) mentre la ragione pratica tenta di rimanere troppo legata all’esperienza e in base ad essa determinare la volontà, cioè staccarsi dalla ragione pura pratica e rimanere legata solo a quella empirica.
Kant distingue i principi che regolano la nostra volontà in:
massime – sono quelle regole soggettive che ogni singolo individuo decide di far proprie, ma che hanno valore solamente per lui. (ad esempio andare a letto alle 10).
Kant, critica della ragion pratica: schema riassuntivo
CRITICA DELLA RAGION PRATICA SPIEGAZIONE SEMPLICE
Imperativi – sono prescrizioni di valore oggettivo, cioè sono valide per tutti gli individui.
Si dividono in imperativi ipotetici e imperativo categorico.
I primi, caratterizzati dalla forma del “se… devi” prescrivono dei mezzi in vista di determinati fini. Quindi sono utilitaristici, perché seguendo il mezzo si potrà ottenere qualcosa di concreto: se vuoi diventare atletico (fine) devi allenarti tanto (mezzo).
L’imperativo categorico invece è un dovere incondizionato, svincolato da qualsiasi scopo utilitaristico. In esso risiede la morale.
Ma cosa ci dice di fare l’imperativo categorico?
In parole povere, l’imperativo categorico ci dice che un comportamento è morale solo se supera il test della generalizzabilità, cioè se la sua massima può essere universalizzata. “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere come principio di una legislazione universale”
Oppure: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.