Nietzsche

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Nietzsche Nietzsche La filologia Da Schopenhauer Wagner La tragedia L'immagine della classicità di impronta filologica, secondo la quale i greci crearono opere armoniose, misurate e serene perché anch'essi erano misurati e sereni, secondo N.
è sbagliata: infatti fissa e irrigidisce l'antichità nel momento della sua decadenza, quando lo spirito greco ha ormai smarrito le “radici vitali” che ne contraddistinguevano le origini (di queste radici rimane traccia, secondo N., nella musica e nella religione popolare greca) L'immagine di un mondo governato dal dolore, rispetto a cui l'esistenza umana, priva di un senso trascendente che sappia darne una spiegazione, è solo un istante. Alla nolontà di Schop.
N. oppone una coraggiosa accettazione del dolore (come quella degli eroi della tragedia greca). La rinuncia ad ogni soluzione consolatoria, sia metafisica che religiosa, comporta l'accettazione dell'irrazionalità dell'esistenza e l'amore per le “cose problematiche e terribili” di cui è fatta la vita. La vita è volontà, e la volontà è forza espansiva infinita. Di fronte alla crudeltà della vita bisogna essere più crudeli e occorre rispondere con “più vita”. Al tema della vita N. perviene grazie anche all'influenza della concezione musicale di Wagner: Wagner vede nella musica l'arte dell'interiorità per eccellenza. Essa è la lingua dell'inesprimibile e dell'immediato. Specchio della vita elementare dei sensi, la musica è nella sua essenza la forma d'arte più lontana dal concetto. Il concetto blocca la vita nella rappresentazione, la musica spezza i vincoli della ragione e restituisce all'uomo l'esistenza nella sua originaria dimensione creativa e produttiva. Solo nell'arte musicale e in una vita vissuta in modo artistico l'uomo può ricercare la possibilità del riscatto e della salvezza. L'adesione alla tesi di Wagner spinge il giovane N. a vedere nel musicista tedesco il modello di artista tragico destinato a rinnovare la cultura del secolo. L'arte è in grado di spiegare l'essenza della vita. Interpretando tragicamente l'essenza del mondo, N. scopre nella tragedia, in quanto opera d'arte, la chiave che permette la comprensione dell'essere stesso. La tragedia è la massima espressione culturale della civiltà ellenica perché in essa si incontrano le due grandi forze che animano lo spirito greco: l'apollineo e il dionisiaco. Lo sviluppo dell'arte greca è legato al dualismo di questi due elementi. La duplicità dell'istinto artistico greco si mostra attraverso le maschere di Apollo e Dioniso. Apollo è il dio della luce e della chiarezza, della misura (apollineo -> tensione alla forma perfetta, che si realizza nella scultura e nell'architettura). Dioniso è il dio dell'ebbrezza, del caotico e dello smisurato (dionisiaco -> energia istintuale, eccesso, furore, la sua forma espressiva è la musica che genera la passione). Nella tragedia apollineo e dionisiaco si fondono in perfetta sintesi, perciò la tr. greca è la più alta espre