Aristotele: La logica
Appunti sulla logica di Aristotele. (4 Pag - Formato Word) (0 pagine formato doc)
ARISTOTELE: LA LOGICA ARISTOTELE: LA LOGICA.
E' con Aristotele che per la prima volta la logica diventa una disciplina a se, indipendente, anche se prima di lui altri filosofi come Zenone, Parmenide, i Sofisti e Socrate l'avevano già in qualche modo studiata ed utilizzata. Aristotele ha lasciato diversi scritti su di essa, contenuti nell'“Organon” (termine introdotto nel VI sec. d.C. da Alessandro di Afrodisia per indicare la raccolta delle opere Aristoteliche inerenti alla logica). Questo comprende: “Categorie”, “Dell' interpretazione”, “Analitici primi”, Analitici secondi”, “Topici”, “Confutazioni sofistiche”. Secondo Aristotele il pensiero va scomposto nelle sue varie parti, e quest'operazione può essere intrapresa attraverso lo studio dell'“analitica” (termine Aristotelico per indicare la logica): questa è uno strumento (“organon”= “strumento”) utilizzabile per lo studio di tutte le scienze. La logica, in definitiva, non studia una particolare porzione dell'essere, come avviene con le scienze, bensì è uno strumento ad utilizzo interdisciplinare. Questa ha inoltre uno stretto legame con la metafisica, ed è possibile affermare che logica e metafisica siano compenetrate, abbiano elementi strettamente condivisi. Molto probabilmente queste due tipologie di studi furono intraprese da Aristotele nel medesimo periodo (forse per questo è per questo che le due discipline hanno elementi comuni). La logica ricalca infatti la problematica della sostanza, e la esprime, riprendendo e riabilitando inoltre tutte le categorie della metafisica. Le categorie hanno quindi anche una forte valenza logica, oltre a quella metafisica. “CATEGORIE”: E' innanzi tutto necessario premettere che l'andamento Aristotelico nel suo lavoro di ricerca è sempre dal più semplice verso il più complesso, e tra gli elementi di maggior semplicità vi sono i “concetti”, che esprimono l'essenza di una determinata cosa; questi possono essere più o meno ampi. Il concetto più ampio è il “genere”, quello più stretto la “specie”. La differenza d'ampiezza può essere misurata attraverso l'“estensione” e la “comprensione”. L'estensione è rappresentata dal numero d'individui e di oggetti particolari alle quali il concetto può far riferimento, ovvero l'ambito al quale esso può far riferimento. La “comprensione” consiste invece nelle caratteristiche del concetto. Comprensione ed estensione sono inversamente proporzionali. (ESEMPIO DEL QUADRATO E DEL POLIGONO) - Si viene così a creare una gerarchia, con due termini estremi: uno inferiore ed uno superiore. Quello inferiore è l'individuo singolo o l'oggetto particolare, che ha in se la massima comprensione e la minima estensione, mentre, al contrario, l'estremo superiore ha la minima comprensione e la massima estensione: questi sono i “generi sommi&rd