Chi è il filosofo?

I filosofi, amando la sapienza, tendono alla verità e odiano la menzogna. Socrate e le caratteristiche dei filosofi, che li rendono adatti a fare i guardiani nella polis ideale. (1 pagine formato doc)

Appunto di mikila88
Chi è il filosofo Chi è il filosofo? Socrate prosegue con l'illustrazione, cominciata nel libro precedente, delle caratteristiche dei filosofi, che li rendono adatti a fare i guardiani nella polis ideale.
I filosofi hanno accesso ai paradigmi delle cose, cioè ai loro modelli esemplari in quanto sono esibiti o resi conoscibili teoreticamente. Questa conoscenza dà loro la possibilità di conservare o istituire, con chiara visione, le leggi sul bello, sul giusto e sul buono. [484c-d]I filosofi amano imparare ciò che mostra loro l'ousia la quale è sempre e non è errante secondo la vicenda del nascere e del perire. [485b] Il sostantivo ousia, derivante dal verbo eimi (essere) designa l'essere come essere stabile e immutabile, o anche la sostanza o essenza.
In greco eimi significa sia "essere", sia "essere vero".I filosofi, amando la sapienza, tendono verso la verità e odiano la menzogna. Il loro eros è tutto indirizzato all'apprendere; per questo praticano la sophrosyne o temperanza senza sforzo, perché il loro desiderio è canalizzato altrove. Al filosofo, semplicemente, interessano poco le ricchezze, le meschinità e la vita stessa. Per questo sarà anche coraggioso, e dotato di armonia interiore. [485c ss] In due momenti significativi, il racconto fenicio e la descrizione dell'ottima polis nel V libro, Socrate teorizza esplicitamente la bugia come strumento di legittimazione e di controllo politico. Nello stesso tempo, egli vorrebbe affidare il potere a persone che descrive come amanti della verità e aliene dalla menzogna, senza fare nulla per sanare la contraddizione evidente che così si produce. E' anche bizzarro il fatto che, nel discorso dichiaratamente utopico e paradigmatico del V libro, vengano introdotte considerazioni inerenti le modalità di attuazione, come se Platone fosse incapace di distinguere fra il fine e i mezzi - pur avendolo appena fatto. Come spiegare questa contraddizione? E' legittimo fare questa domanda, perché la contraddizione sulla menzogna, nel dialogo, è troppo evidente per essere involontaria: il tema della menzogna, per di più, è sottolineato da un mito, in modo tale da non sfuggire neppure a un lettore disattento.Un'ipotesi di risposta potrebbe essere questa: Platone pensa che ogni realizzazione politica sia filosoficamente deficiente e insoddisfacente, non tanto perché deve contaminarsi con mezzi inadeguati - problema, questo, che potrebbe essere tenuto distinto e separato dall'elaborazione di un modello ideale - quanto per un carattere "strutturale" della convivenza politica. Questo carattere non può essere sanato semplicemente delegando alcune decisioni a poteri non politici, come quelli familiari ed economici. Per questo, si deve essere consapevoli che qualsiasi soluzione politica comporta la menzogna, cioè richiede decisioni che possono essere messe in atto solo interrompendo il dialogo filosofico.