Empirismo e innatismo di Locke

Caratteri fondamentali della filosofia empirista e critica all'innatismo di John Locke (2 pagine formato doc)

Appunto di alessandraj10

EMPIRISMO E INNATISMO

Empirismo.
1.    Caratteri di fondo della filosofia empiristica e la conseguente concezione della ragione in contrapposizione a Cartesio e Spinoza.
Cartesio è considerato l’iniziatore della filosofia moderna, punto di partenza per le filosofie successive, perché diventa l’idolo critico di tutti i filosofi della seconda metà del 600. Il confronto con Cartesio è obbligato per tutti i filosofi contemporanei e successivi.
La filosofia di Cartesio è quella con cui confrontarsi per portare avanti il discorso sulla realtà, non sulla base della tradizione, ma di un’evidenza razionale. L’età cartesiana è il periodo in cui si afferma la ragione come criterio di verità e tende a diventare criterio per distinguere il vero dal falso in ambito scientifico, ma anche morale, religioso, politico, aprendo la strada all’illuminismo. Cartesio dal punto di vista del sistema riafferma la tradizione su basi nuove, ma la filosofia successiva sotto questi aspetti lo critica e va avanti, andando a rifondare i principi negli ambiti politici, religiosi e morali.
 

Razionalismo ed empirismo, Locke e Hume: riassunto

CARTESIO

Dal punto di vista del metodo Cartesio diventa il punto di riferimento per l’avanzamento della ragione in tutti gli ambiti. Ha messo al centro di tutto la ragione e pensa che la ragione sia un facoltà infinita, cioè senza ostacoli al suo procedere: Dio dà all’uomo la ragione e ciò che la ragione fornisce come idee chiare e distinte sono reali, l’esperienza dei sensi è un supporto non richiesto alle conclusioni razionali, non può che confermare ciò che la ragione riesce a dimostrare, la ragione scopre la realtà come Dio l’ha voluta. Chi si manterrà su quest’idea saranno Spinoza e poi Leibniz. Questo è il filone della ragione infinita: con Spinoza si ha una correzione di Cartesio in vista di maggiore coerenza razionale del concetto di sostanza, ma opera non a contatto con l’esperienza, bensì in maniera logico-deduttiva per dimostrare la verità delle conseguenze a partire da premesse razionalmente certe; sotto c’è la convinzione che la ragione se ben utilizzata sia l’unica fonte certa di verità.
 

EMPIRISMO LOCKE

A partire da Hobbes si sviluppa invece un filone che prevede la ragione come criterio di conoscenza e verità, ma non come facoltà infinita, bensì limitata, che ha bisogno dell’esperienza per poter confermare le proprie deduzioni come realmente presenti nella natura e nella realtà. Senza l’aiuto dell’esperienza non si può dimostrare la verità di una tesi o dell’altra, la ragione è finita quando vuole conoscere la realtà e la conformazione dell’intelletto non si rispecchia nella realtà, infatti si possono avanzare molte metafisiche diverse sulla realtà senza poterne dimostrare la verità di una o dell’altra, la ragione è limitata dai limiti definiti dall’esperienza. Con Hobbes, Locke, Berkeley e Hume si apre la filosofia empirista, che vede la ragione limitata dall’esperienza. Entrambi i filoni derivano da Cartesio, perché la ragione rimane l’unico organo per distinguere il vero dal falso, per gli empiristi però è la realtà che deve confermare la ragione, a partire dall’esperienza per terminare con l’esperienza.