Freud: il ruolo della coscienza

Spiegazione del ruolo della coscienza nella prima topica (3 pagine formato doc)

Appunto di zemelxd

FREUD: IL RUOLO DELLA COSCIENZA

La teoria psicoanalitica si è costituita rifiutando di definire il campo dello psichismo mediante la coscienza; ma non per questo ha considerato la coscienza come un fenomeno inessenziale.
Freud considera la coscienza come un dato dell’esperienza individuale, che si offre all’intuizione immediata, e non ne dà una nuova descrizione.

Si tratta di “un dato che non ha eguali e che si sottrae caparbiamente a qualsiasi tentativo di spiegazione e di descrizione.
Tuttavia, quando si parla di coscienza, ciascuno sa benissimo, in base alla propria esperienza più intima, che cosa si intende
”.

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FREUD COSCIENZA PRECONSCIO INCONSCIO

Questa duplice tesi – la coscienza ci dà soltanto un’informazione lacunosa sui nostri processi psichici, che sono per la maggior parte inconsci; ma, nel contempo, non è affatto indifferente che un fenomeno sia conscio o no – esige una teoria della coscienza che determini la sua funzione e il suo posto.
Già nel primo modello metapsicologico di Freud sono presenti due affermazioni essenziali: da un lato, Freud assimila la coscienza alla percezione e considera come essenza di quest’ultima la capacità di ricevere le qualità sensibili; dall’altro, egli affida questa funzione di percezione-coscienza a un sistema, autonomo rispetto all’insieme dello psichismo e funzionante in base a princìpi puramente quantitativi. «La coscienza ci dà ciò che noi chiamiamo qualità: sensazioni differenti in grandi varietà di modi e la cui differenza dipende dai rapporti con il mondo esterno. Entro questa differenza vi sono delle serie, delle somiglianze, e simili, ma non vi sono propriamente delle quantità».

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COSCIENZA PER FREUD

La prima di queste tesi sarà mantenuta da Freud in tutta la sua opera: «... la coscienza è il lato soggettivo di una parte dei processi fisici nel sistema nervoso, cioè dei processi v». Essa attribuisce una priorità, nel fenomeno della coscienza, alla percezione e principalmente alla percezione del mondo esterno: «Il diventar cosciente è legato innanzitutto alle percezioni che i nostri organi di senso ricavano dal mondo esterno». Nella teoria dell’esame di realtà si nota una sinonimia significativa tra i termini: segno di qualità, segno di percezione e segno di realtà. All’inizio esiste una «equazione percezione = realtà (mondo esterno)».

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FREUD PSICHE E COSCIENZA

La coscienza dei fenomeni psichici è anch’essa inseparabile dalla percezione delle qualità: la coscienza non è altro che un «... organo di senso per la percezione di qualità psichiche». Essa percepisce gli stati di tensione pulsionale e le scariche delle eccitazioni, sotto forma di qualità di dispiacere-piacere. Ma il problema più difficile è posto dalla coscienza di ciò che Freud chiama «processi di pensiero», intendendo con ciò sia la reviviscenza dei ricordi che il ragionamento e, in generale, tutti i processi in cui entrano in gioco delle «rappresentazioni»“. In tutta la sua opera, Freud ha mantenuto una teoria che fa dipendere la presa di coscienza dei processi ideativi dalla loro associazione con «residui verbali». Questi ultimi (per il carattere di nuova percezione inerente alla loro riattivazione: le parole rievocate sono, almeno allo stato incipiente, ripronunciate) consentono alla coscienza di trovare una specie di punto di ancoraggio a partire dal quale può irradiarsi la sua energia di sovrainvestimento: «Per conferire una qualità (ai processi ideativi), essi vengono nell’uomo associati ai ricordi verbali, i cui residui qualitativi bastano ad attrarre l’attenzione della coscienza e, a partire da questa, a rivolgere al pensiero un nuovo investimento energetico mobile».