Il pensiero di Hannah Arendt e la Scuola di Francoforte

Hannah Arendt: pensiero e la Scuola di Francoforte (4 pagine formato doc)

Appunto di laurabonerba94

HANNAH ARENDT E LA SCUOLA DI FRANCOFORTE

Hannah Arendt e la Scuola di Francoforte (Marcuse, Adorno ed Horkeimer). 
1.
INTENTO DELLA ARENDT (perché scrive): l’intento della Arendt è quello di rifondare la politica dopo i totalitarismi, i quali avevano scosso l’equilibrio mondiale.
2. ORIGINE DEL FENOMENO ANTISEMITA (La banalità del male): La banalità del male fu redatto in occasione del processo contro il criminale nazista Adolf Heichmann.
Durante il processo, al quale prese parte in qualità di inviata speciale del “New Yorker”, Hannah Arendt si rese conto che l’uomo, essendo privo di pensiero, si limita a mettere in pratica gli ordini ricevuti. Le cause dell’antisemitismo, dunque, sono stati l’assenza di scrupoli di coscienza ed il meccanicismo nell’eseguire gli ordini. In tali condizioni, allora, l’uomo diventa capace delle più disumane atrocità. A causa di queste sue riflessioni, la Arendt è stata criticata ed additata dal mondo ebraico, al quale ella stessa apparteneva, per aver sottovalutato il fenomeno nazista.
 

Hannah Arendt: biografia

HANNAH ARENDT PENSIERO

3. ORIGINI DEL TOTALITARISMO: in Le origini del totalitarismo, la Arendt analizza le cause ed il funzionamento dei regimi totalitari sotto due profili:
• storico-politico, in quanto analisi della situazione generale europea;
• filosofico-politico, in quanto analisi del regime totalitario, con particolare riferimento a nazismo e stalinismo (esclude il fascismo perché non nasce sin dall’inizio sotto forma di regime totalitario).
Il libro, inoltre, è strutturato in tre parti:
1. analisi del fenomeno antisemita in sè;
2. individuazione dell’antisemitismo e della crisi dell’imperialismo (post P.G.M.) come basi del totalitarismo;
3. analisi del totalitarismo della società di massa, basata sul binomio ideologia-terrore:
• l’ideologia si identifica nel partito unico, la cui legge è rappresentata dalla volontà del capo, ed ha la pretesa di fornire una spiegazione totale della storia senza, però, confrontarsi con i fatti concreti;
• il terrore, invece, si basa sull’impiego di strumenti come la polizia segreta, che mira ad eliminare la libertà anche nella vita privata, ed i campi di concentramento, il cui scopo è quello di eliminare gli oppositori politici.
 

HANNAH ARENDT LA BANALITA' DEL MALE RIASSUNTO

4. SISTEMA ORGANIZZATIVO DEL TOTALITARISMO: l’ideologia ed il terrore si esplicano attraverso il partito unico e la polizia segreta, che devono obbedire totalmente alla volontà del capo, la quale, dunque, è l’unica legge del partito.
Il potere, inoltre, è distribuito in maniera gerarchica, pertanto, quanto più si era vicini al capo tanto più si aveva potere.
5. CONDIZIONI VITALI DEL TOTALITARISMO ED ISOLAMENTO DEGLI INDIVIDUI: sotto i regimi totalitari, la condizione degli individui è quella dell’isolamento, in quanto il regime mira alla totale distruzione della vita privata degli individui e della vita politica democratica. Le condizioni vitali del totalitarismo, dunque, sono:
• distruzione della democrazia;
• distruzione della vita privata;
• isolamento, derivante dalle due precedenti condizioni.
6. CONDIZIONE/NATURA UMANA: diversamente da Platone ed Aristotele, la Arendt non parla di natura umana, bensì di condizione umana, poiché ritiene che la natura umana risieda proprio nell’ essere <>.
7. ISOLAMENTO NELLA SOCIETÀ DI MASSA: secondo la Arendt, anche nella società di massa, come nel totalitarismo, l’individuo è isolato, in quanto il conformismo sociale è una costante minaccia alla libertà politica. Il totalitarismo, quindi, anche dopo la scomparsa del nazismo e dello stalinismo, rimarrà sempre un potenziale pericolo, tanto che la filosofa ebrea afferma che <>.
 

HANNAH ARENDT VITA ACTIVA

8. VITA ACTIVA (le due sfere della vita nell’antica Grecia): la Arendt, in Vita Activa, definisce la condizione umana (e non natura) come costituita da due momenti:
• vita attiva, tipica del mondo greco antico e basata sulla democrazia, il cui principio basilare è l’agire;
• vita contemplativa.
Nel mondo moderno la vita attiva è assente, pertanto, l’agire è sostituito dal fare e dal lavorare. La democrazia greca, invece, proprio perché basata sull’agire, era la forma di politica più genuina per l’uomo.
9. LA POLITÈIA PERDUTA: in Vita activa, la Arendt denuncia la scomparsa della politica delle pòlis dell’antica Grecia, che considera l’unica forma politica genuina e la definisce come politéia perduta, in quanto, purtroppo, è scomparsa del tutto nel mondo moderno. Questa sua considerazione non mira a riproporre come modello del presente l’esperienza dell’antica Grecia, bensì le offe la possibilità di criticare la modernità e della politica tout court. L’agire politico greco, quindi, è stato sostituito dal fare e dal lavorare.