Kant: Critica della ragion pura e pratica

Riassunto breve sul pensiero, vita e Critica della ragion pura e Critica della ragion pratica di Immanuel Kant (2 pagine formato doc)

Appunto di salvy0387

KANT CRITICA DELLA RAGION PURA E PRATICA

Kant. Nell’affrontare i problemi del suo sistema mantiene un punto di vista critico: la ragione non solo deve criticare gli oggetti del suo conoscere ma anche se stessa.

Si parla quindi di criticismo kantiano. Il criticismo si configura poi come filosofia trascendentale, perché Kant scopre che il problema dell’ambito del conoscere umano si può solo risolvere non tanto a partire dagli oggetti che il soggetto ha di fronte, quanto piuttosto interrogandosi sugli elementi presenti a priori nel soggetto conoscente stesso: il capovolgimento dall’oggetto al soggetto, dal conosciuto al conoscente, è indicato come una nuova rivoluzione copernicana.

Cos'è la Critica della ragion pura di Kant

KANT CRITICA DELLA RAGION PURA E PRATICA RIASSUNTO

Critica della ragion pura. Esame che non si limita a descrivere come di fatto avvengono le nostre singole conoscenze, ma si impegna a individuare quali siano le possibilità le fonti i limiti di ogni conoscenza a priori.

Secondo Kant conoscere è innanzitutto giudicare. Da un lato ci sono i giudizi analitici a priori, i cui predicati sono già contenuto nel soggetto e non ampliano la conoscenza (aspetto negativo),ma hanno valore universale e necessario (aspetto positivo). Dall’altro lato ci sono i giudizi sintetici a posteriori, i cui predicati dicono qualcosa di nuovo rispetto al soggetto e ampliano la conoscenza (aspetto positivo), ma non hanno valore universale e necessario (aspetto negativo). Kant crea, quindi, unendo gli aspetti positivi delle due tipologie di giudizio, dei giudizi che ampliano la conoscenza e hanno valore universale e necessario: i giudizi sintetici a priori, ovvero ciò che vale necessariamente e universalmente, indipendentemente da ogni esperienza.

Kant, Critica della ragion pura: riassunto

RAGION PURA PRATICA E RAGIONE EMPIRICA PRATICA

Il saggio della ragion pura si articola in:
1. Estetica trascendentale: analisi delle forme della conoscenza sensibile.
2. Analitica trascendentale: analisi delle forme della conoscenza intellettiva.
3. dialettica trascendentale: analisi delle forme della conoscenza razionale.
Estetica trascendentale
Per Kant spazio e tempo non possono essere degli oggetti in se stessi, poiché ogni oggetto si presenta sempre spazializzato e temporalizzato e non sono nemmeno frutto dell’esperienza: sono forme a priori della sensibilità. La conoscenza sensibile, detta intuizione empirica, si distingue in due elementi: una materia, che è il contenuto della sensazione, e una forma, che ordina tale contenuto secondo determinati rapporti: la cosiddetta intuizione pura. Spazio e tempo quindi sono intuizioni pure della conoscenza sensibile:
sensazione + spazio-tempo = intuizione empirica (percezione).

Kant: Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del giudizio

ANALITICA TRASCENDENTALE

Analitica trascendentale. Per Kant l’intelletto è la facoltà di giudicare e quindi di conoscere e che unifica in vari modi con universalità e necessità i dati primi dell’esperienza. I vari modi dell’azione dell’intelletto si chiamano concetti puri o categorie, che sono 12 e consentono di legare e collegare le diverse intuizioni empiriche (i dati sensibili). L’insieme dei dati sensibili unificati dalle categorie è chiamato fenomeno: letteralmente “ciò che appare”. Dietro al fenomeno vi è sempre il concetto limite della filosofia kantiana, il noumeno, che rappresenta il pensabile ma non conoscibile e che delimita e restringe il campo della conoscenza, escludendo che essa possa attingere le cose in se stesse. Ciò impedisce quindi di ritenere che la totalità dell’oggetto sia conoscibile, mentre lo è solo una parte, il fenomeno.
Intuizione empirica + categorie = fenomeni
Secondo Kant l’intelletto umano non è né passivo né attivo. L’uomo non conosce infatti le cose in se stesse, bensì i fenomeni delle cose cosi come appaiono a noi. Il fondamento dei rapporti necessari che si trovano nella nostra conoscenza è l’ “io penso”: unità formale della conoscenza, funzione unificante tutte le rappresentazioni.