Neopositivismo e Popper: riassunto

Riassunto sul neopositivismo, confronto con positivismo ottocentesco, il pensiero di Karl Popper, principio di falsificazione, differenza con il principio di verificazione, fallibilismo, riabilitazione di filosofia e metafisica, critica alle dottrine olistiche come marxismo e psicanalisi, teoria politica e concetto di democrazia (5 pagine formato doc)

Appunto di giuggiferrari

NEOPOSITIVISMO FILOSOFIA

Il Neopositivismo.

Per “neopositivismo” o “positivismo logico” s’intende la corrente filosofica che, pur condividendo con il positivismo ottocentesco la predilezione per la razionalità scientifica, se ne differenzia sia per un concetto più critico della scienza, sia per l’attenzione prestata all’aspetto logico - linguistico di essa, per il ricorso agli strumenti della logica formale, sia per una tendenza più marcatamente ma meno ingenuamente empiristica.
Vi è in comune con il positivismo dell‘800 la fiducia che la scienza possa portare al progresso, ma vengono superate le ingenuità che erano presenti. In particolare l’ingenuità dei positivisti sta nell’idealizzazione del fatto inteso come porzione di mondo che l’uomo conosce.
i positivisti pensano di lavorare sull’esperienza pura che riproduce fedelmente l’oggetto, ma questa pretesa è destinata ad essere delusa, perchè per i neopositivisti la nostra osservazione è guidata sempre, più o meno consapevolmente, dalla “teoria”: l’uomo non può decondizionarsi dai suoi condizionamenti teorici, ma può soltanto cercare di limitarli.
L’obbiettivo principale per i neopositivisti è quello di eliminare le equivocità e le ambiguità del linguaggio e di individuare enunciati dotati di senso, ma privi di rilevanza logica.

Neopositivismo, filosofia: riassunto

NEOPOSITIVISMO E POPPER

I neopositivisti trovano anche un valore alla metafisica, Karl Popper dice che il suo compito è quello di porre i problemi che poi verranno risolti dalla scienza. Viene quindi superata l’idolatrizzazione della scienza dei positivisti dell‘800, vengono sottolineati i limiti di essa, ma la scienza viene considerata comunque l’unico metodo e disposizione dell’uomo per discernere gli enunciati veri da quelli falsi.
Il neopositivismo non è un successore del positivismo ottocentesco nei confronti del quale anzi spesso polemizza, bensì esso dipende dalla cultura scientifica tardo-ottocentesca e primo-novecentesca: Circolo di Vienna e Circolo di Berlino per entrambi peso enorme la formulazione della teoria della relatività.
IL CIRCOLO DI VIENNA
Il contesto storico-ambientale in cui si sviluppò inizialmente il neopositivismo fu il cosiddetto “Circolo di Vienna”, gruppo di scienziati e filosofi che si incontrano tra il 1907 e il 1914 e dopo la prima guerra mondiale dal 1924 al 1938 tre dei quali, Neurath, Hahn e Carnap scrissero nel 1929 un manifesto programmatico intitolato La concezione scientifica del mondo, il quale enuncia i tratti caratteristici della nuova corrente di pensiero:
-    scopo di raggiungere l’unificazione della scienza;
-    l’enfasi posta sul lavoro collettivo: lo scopo può essere raggiunto solo tramite la collaborazione interdisciplinare;
-    identificazione del metodo della chiarificazione concettuale degli enunciati della scienza attraverso l’analisi logica degli enunciati;
-    elaborazione di un programma di distruzione della metafisica;
-    lo sviluppo di linguaggi formali che rettifichino le oscurità del linguaggio ordinario;
-    rifiuto di ogni teoria aprioristica (non basata su osservazioni empiriche.
Al Circolo di Vienna fu collegato il gruppo di Berlino che si costituì nel 1927 con il nome di “Società di filosofia empirica” intorno ad Hans Reichenbach. per un certo periodo i due gruppi lavorano parallelamente; la collaborazione, inaugurata da una serie di congressi, il primo dei quali si tenne a Praga nel 1929, fu stabilita soprattutto dalla rivista pubblicata dal 1930 al 1938 diretta da Carnap e Reichenbach.

Karl Popper e il Circolo di Vienna: riassunto

NEOPOSITIVISMO ESPONENTI

Il neopositivismo è rappresentato da una serie di autori che, pur differenziandosi fra di loro per specifiche posizioni teoriche, risultano accomunati da talune convinzioni di fondo, schematizzate nel modo seguente:
1.    Le uniche proposizioni che hanno senso sono quelle suscettibili di verifica empirica, è il criterio di significanza, secondo cui vi è una netta differenza tra senso e significato: il primo è la comprensibilità dell’enunciato, il secondo il poter sottoporre l’enunciato a verifica e poter quindi determinare la sua veridicità o falsità;
2.    Poiché la scienza si basa sulla verifica, essa rappresenta l’attività conoscitiva per eccellenza, anzi la sola forma di razionalità possibile, tutti gli altri saperi sono subordinati;
3.    Le proposizioni della metafisica sono proposizioni senza senso, in quanto trascendono l’orizzonte del verificabile. In altri termini, ciò che il neopositivismo rimprovera alla metafisica non è la falsità o l’infondatezza, ma, più sottilmente l’insensatezza delle sue dichiarazioni;