Pascal e Spinoza
Sintesi del pensiero filosofico dei due studiosi: limiti della filosofia, metafilosofia, scommessa su Dio, l'organo della fede per Pascal; Panteismo, attributi e modi della sostanza, rapporto Dio-Natura, critica della visione finalistica del mondo per Spinoza (2 pagine formato doc)
Il primo errore della filosofia è quello di porsi i più grandi problemi esistenziali ma di non poterli risolvere.
L'uomo, infatti, non può pretendere di attestare l'esistenza di Dio partendo dalla natura, giacchè l'ordine del creato non ne è affatto una prova di per sé, ma appare tale solo per chi già crede nell'esistenza di Dio.
Dunque, secondo Pascal sia l'esistenza che l'inesistenza di Dio sono oscure razionalmente.
Neppure la metafisica prova l'esistenza di Dio,poiché giungono ad un Dio astratto e lontano dall'uomo, essendo frutto della ragione.
Anche rispetto all'ambigua fattezza dell'uomo, in cui coesistono grandezza e miseria, la filosofia è inabile.
L'uomo, infatti, è posto in una condizione mediana nell'ordine delle cose, essendo collocato tra il tutto ed il nulla, tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, ha in sé così la condizione dell'essere mista alla condizione del non essere. Così si può dire che l'uomo occupa un posto intermedio tra il conoscere ed il non conoscere, poiché non è così ignorante dal non sapere nulla ma non è neppure così sapiente dal conoscere ogni cosa (poiché non è in grado di concepire il principio ed il fine delle cose). La sola cosa che rientra nelle capacità dell'uomo è quella di cogliere le cose poste nella zona mediana dell'universo. Questa duplicità dell'essere si rispecchia anche in relazione al bene e al male, giacché egli si propone di raggiungere il più alto grado di felicità e di bene è impedito nel farlo: si determina quindi una condizione di volere limitato dal potere. Di qui nasce la sua miseria: dalla presenza di un desiderio frustrato.
Altro errore grave, secondo Pascal, è quello di cercare di dimostrare l'esistenza di Dio. L'uomo, infatti, non può pretendere di attestare l'esistenza di Dio partendo dalla natura, giacchè l'ordine del creato non ne è affatto una prova di per sé, ma appare tale solo per chi già crede nell'esistenza di Dio.
Dunque, secondo Pascal sia l'esistenza che l'inesistenza di Dio sono oscure razionalmente.
Neppure la metafisica prova l'esistenza di Dio,poiché giungono ad un Dio astratto e lontano dall'uomo, essendo frutto della ragione.
Anche rispetto all'ambigua fattezza dell'uomo, in cui coesistono grandezza e miseria, la filosofia è inabile.
L'uomo, infatti, è posto in una condizione mediana nell'ordine delle cose, essendo collocato tra il tutto ed il nulla, tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, ha in sé così la condizione dell'essere mista alla condizione del non essere. Così si può dire che l'uomo occupa un posto intermedio tra il conoscere ed il non conoscere, poiché non è così ignorante dal non sapere nulla ma non è neppure così sapiente dal conoscere ogni cosa (poiché non è in grado di concepire il principio ed il fine delle cose). La sola cosa che rientra nelle capacità dell'uomo è quella di cogliere le cose poste nella zona mediana dell'universo. Questa duplicità dell'essere si rispecchia anche in relazione al bene e al male, giacché egli si propone di raggiungere il più alto grado di felicità e di bene è impedito nel farlo: si determina quindi una condizione di volere limitato dal potere. Di qui nasce la sua miseria: dalla presenza di un desiderio frustrato.