Platone: riassunto

riassunto su Platone: L'idea platonica, Il problema dell'etica, Giustizia, Limiti delle leggi, Platone contro i sofisti, Gli stadi della conoscenza, L'allegoria della caverna, Le parti dell'anima, L'etica e la città, Fedro e Simposio (7 pagine formato doc)

Appunto di damarideneurommancer

Platone: riassunto - Platone.

Sappiamo bene che le esperienze filosofiche principali precedenti a Platone sono la corrente sofistica e quella socratica. La prima teorizza un relativismo estremo, il quale si fonda sull’esperienza e l’opinione soggettiva, la doxa. Inoltre, i sofisti teorizzano che la parola, slegata dal pensiero e dalla realtà, funge solo da mezzo, crea la propria verità, è mezzo utilizzato dai sapienti per persuadere. La filosofia socratica, invece, è il momento di passaggio tra relativismo e assolutismo: sappiamo infatti che, secondo Socrate, non vi sono verità precostituite, ed ognuno deve cercare in “se stesso” per trovare la definizione universale (che vada bene per tutti i casi) ma non assoluta. La filosofia platonica, invece, è assolutista: tende cioè a partorire definizioni applicabili all’universalità dei casi, che rimangano tali per l’eternità.

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L’idea platonica.
Si da per scontato che esistano delle definizioni, o per lo meno dei criteri di giudizio assoluti: Platone, giocando su questo concetto, riesce a rendere l’assolutismo delle sue parole. Infatti, egli inganna l’interlocutore proponendo definizioni che, a suo parere, appartengono all’iperuranio, il mondo delle idee. Così come esiste una scienza nautica, medicina, matematica, esiste una scienza dei valori etico-politici. Per rafforzare questa sua tesi, egli propone l’utilizzo di concetti matematici (prese dalle scienze sopracitate) come l’idea di uguale in sé: l’interlocutore, messo davanti a certezze scientifiche, cede alla persuasione di Platone.
Il problema dell’etica. La filosofia platonica ha come tendenza tipica il confronto tra il piano dei valori con il piano dei fatti tangibili. In queste opposizioni consiste il carattere dualistico della filosofia platonica, che aveva avuto una certa importanza in passato ma che aveva il momento di fioritura con Platone, che l’aveva sviluppato in maniera sistematica. Possiamo ipotizzare che la genesi del dualismo Platonico è il trauma causato dalla morte del suo maestro Socrate, che egli considerava l’incarnazione della Filosofia.

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Come Platone stesso scrive nella Settima lettera, la sua giovinezza fu caratterizzata da mere speranze e gravi delusioni in materia politica. Affacciatosi nella polis Ateniese al momento del governo oligarchico, sperò per una polis migliore. Venne deluso e illuso dal breve governo democratico che poi condannò Socrate: da allora, Platone si allontanò definitivamente dalla scena politica (“Tanto più mi sembrava difficile partecipare all’amministrazione dello stato rimanendo onesto”).
Nel I libro della Repubblica, scritto da un giovane Platone, troviamo la drammatica opposizione tra gli insegnamenti di Socrate e quelli di Trasimaco (“La giustizia è l’utile del più forte”) nei dilemmi del tempo. L’impulso da cui aveva avuto origine la filosofia platonica era stato lo scandalo della vita etica: perché l’uomo malvagio trionfa e quello giusto soccombe? Questo e molti altri interrogativi potevano essere risolti solo con la presenza di una definizione assoluta di giustizia, che a sua volta poteva esistere solo come risultato di una altra definizione per quanto riguarda la conoscenza. Platone, afferrandosi ai capisaldi della razionalità socratica, pervenne alla sua teorie delle idee.

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