Tragedia e filosofia.
Appunti sull'importanza della tragedia e sul concetto di tragico in filosofia quali: Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, Kierkegaard, Jaspers. (2 Pag - Formato Word) (0 pagine formato doc)
TRAGEDIA E FILOSOFIA TRAGEDIA E FILOSOFIA LA DEFINIZIONE ARISTOTELICA DELLA TRAGEDIA: La prima riflessione organica sul genere tragico è contenuta nella Poetica di Aristotele, in cui è definita come : “imitazione (mimesis) di un'azione seria e compiuta, avente una propria grandezza, con parola ornata, distintamente per ciascun elemento nelle sue parti, di persone che agiscono e non tramite una narrazione, la quale per mezzo di pietà e terrore porta a compimento la depurazione (catarsi) di siffatte passioni”.
MIMESI: questo concetto affonda le sue radici nella concezione tradizionale della poesia greca e si trova già alla base della visione platonica dell'arte: “l'arte, proprio in quanto imitazione, riproduce la realtà empirica (lontana dal mondo delle idee), quindi non permette di cogliere la verità delle cose, ma solo di descriverne l'apparenza e suscita sentimenti ed emozioni che sono di ostacolo a un retto uso della ragione.” Aristotele concepisce l'arte in modo diverso dal suo maestro : “l'imitare è connaturato agli uomini”. La mimasi è occasione di godimento intellettuale, perché “l'imparare è molto piacevole non solo per i filosofi, ma anche ugualmente per tutti gli altri”. l'arte ha dunque per Aristotele contenuto di conoscenza. La poesia produce una conoscenza più generale e ampia di quella della storia : la tragedia, rappresentando azioni e personaggi particolari, mette in luce quanto in essi vi è di universale, tale cioè da poter valere per tutti e in ogni circostanza. La mimesi tragica mette lo spettatore a contatto con l'universalità di ciò che è possibile e verisimile. CATARSI: Per Aristotele è lo scopo, il fine della tragedia. L'effetto sullo spettatore fa parte, nella concezione di Aristotele, dell'essenza stessa della tragedia ; lo spettatore non è elemento accessorio, ma un riferimento costituitivo della mimesi tragica. La rappresentazione teatrale, dando vita ad un arealtà “vera”, nel senso di esperienze possibli anche se autenticate in formule differenti, permette di vivere le emozioni portate in scena in modo tale che lo spettatore si trova in una condizione diversa da quella di partenza. La catarsi, la “purificazione” delle passioni, permette il raggiungimento di un equilibrio di un rapporto più chiaro e consapevole con le cose. DEFINIZIONE DI GADAMER DELL'INCONTRO DELLO SPETTATORE CON LA TRAGEDIA: “l'impressione di grandezza e la commozione che colpiscono lo spettatore hanno per effetto di approfondire la sua continuità con se stesso. La mestizia tragica scaturisce dalla presa di coscienza di sé che lo spettatore opera. Nell'evento tragico egli ritrova se stesso, perché ciò che è in esso gli si fa incontro è il suo mondo come egli lo conosce nella propria tradizione religiosa e storica.” LE DIMENSIONI DEL TRAGICO: Secondo Aristotele le specie di eventi sulle quali si impernia il racconto tragico sono tre: la peripezia : “mutamento impr