Tesi di laurea in storia economica

Tesi dal titolo "Mondo contadino e tecnologie agrarie nella Sardegna giudicale(Sec X - XV).(78 pagg., formato word) (0 pagine formato doc)

Appunto di alepa
Untitled Sommario Parte I Parte I La storia, la società e gli ordini monastici nella Sardegna giudicale.
1.1 L'emancipazione da Bisanzio: fonti documentarie, epigrafiche e storiografiche. L'origine dei quattro giudicati, Calari, Arborea, Torres o Logudoro, Gallura, in cui si trovò divisa la Sardegna dopo il Mille, è una delle questioni di più difficile decifrazione, poiché ci sono pervenuti documenti solo a partire dai primi anni del X secolo e, quindi, una delle più dibattute della storia sarda. Mentre i Bizantini tentavano di riconquistare la Sicilia e l'Italia Meridionale, occupate dagli Arabi, la Sardegna fu abbandonata a se stessa, dovette provvedere da sola alla propria difesa e, diede inizio a quel processo di emancipazione politica che la renderà solo teoricamente subordinata a Bisanzio.1 La continuità dei rapporti tra la Sardegna e Bisanzio è confermata dai cenni presenti nelle opere dell'imperatore Costantino VII Porfirogenito (911-959) dedicati ai Sardi e alla Sardegna. In un passo del De Cerimoniis aulae bizantinae2 apprendiamo che durante la cerimonia per l'elezione dell'imperatore nel Sacro Palazzo, un gruppo delle guardie del corpo, composto esclusivamente da Sardi, cantava in greco un inno di acclamazione e di auguri all'imperatore (eufemia), i cui versetti venivano recitati per tre volte.3 Sempre attraverso l'opera già citata sappiamo che l'imperatore nel secolo X concesse all'Ipatos o Arconte della Sardegna, che aveva pieni poteri e godeva di una larga autonomia, quale riconoscimento della sua carica, un diploma sigillato con una bolla d'oro di due soldi.4che aveva lo scopo di contraddistinguerlo fra i dignitari di più alto rango, anche se in realtà non era più soggetto all'autorità imperiale.
L'arconte ottenne anche il titolo di Protospatario, come >.5 Il titolo di Protospatario, nel VII secolo veniva attribuito ad un dignitario della corte e, nel X secolo, ad una persona di fiducia dell'imperatore in una provincia lontana, non comportava più obblighi o doveri per l'Arconte quale fiduciario dell'impero in Sardegna6, infatti questi veniva enumerato tra i cosiddetti vassalli italici accanto al doge di Venezia, ai principi di Capua e di Salerno, al duca di Napoli, agli arconti di Amalfi e di Gaeta.7 L'essere classificato tra i vassalli italici è un dato cronologicamente rilevante perché deve riferirsi, necessariamente, ad un periodo storico contemporaneo a quello dell'imperatore Costantino VII Porfirogenito (911-959), in tal modo si può fissare l'entità minima della testimonianza dell'imperatore, il X secolo, nella quale l'arconte sardo, come i suoi colleghi italiani, fosse soggetto più di nome che di fatto all'imperatore.8 Alcune epigrafi che, per i loro caratteri estrinseci ed intrinseci potrebbero risalire al X secolo, possono essere anch'esse utili dal punto di vista cronologico.9 Un'epigrafe della chiesa di S. Giovanni di Assemini, incisa su di una fascia marmorea in caratteri greci, riporta il seguente testo: >, la parte fi