Geografia umana dell'Italia
Geografia umana dell'Italia: censimenti, geografia economica, agricoltura. (formato word pg 7) (0 pagine formato doc)
GEOGRAFIA UMANA GEOGRAFIA UMANA CENSIMENTI Secondo una stima del 1995 la popolazione dell'Italia ammonta a 57.279.000 ab.
Tenendo conto dei confini attuali dello Stato, essa ?ll'incirca raddoppiata in un secolo, passando da 26,1 milioni a 49,9 milioni fra il 1861 e il 1961. Negli anni Sessanta il ritmo di incremento ?ceso al 6-7‰, quindi, negli anni Settanta, intorno al 4- 5‰, per poi calare negli anni Ottanta sotto l'1‰ scendendo quasi a zero. Il tasso di mortalit?che gi?egli anni Cinquanta era sceso intorno al 10‰, nei decenni successivi si ?idotto soltanto di qualche decimo di punto, fino al 9,3‰ del 1984, dopo di che ha ricominciato sia pure lentamente a salire. Paradossalmente, questa crescita del tasso annuale di mortalit? il prodotto dell'allungamento della vita: stanno infatti giungendo a et?nziana fasce di popolazione sempre pi?nsistenti, perch?eno falcidiate dalla mortalit?nfantile e adulta. Intanto il tasso di natalit? costantemente diminuito: dal 20‰ dei primi anni Sessanta (gli anni del primo grande boom economico) al 17‰ del 1970, all'11‰ del 1980, al 10‰ nel 1986, fino a scendere all'1‰ nel periodo compreso tra il 1988 e il 1993, avvicinandosi cos?ll'esatta parit?on il tasso di mortalit?e di conseguenza alla crescita zero. Se si considera che l'Italia detiene il primato del pi?sso tasso di fecondit?l mondo (1,2-1,3 figli per donna nel 1992) e che il tasso di riproduzione (cio?l numero medio di figli per donna) della popolazione italiana ?nferiore al livello di sostituzione (cio?l valore, poco superiore a 2, che manterrebbe la popolazione stabile), si pu?fermare che l'Italia ?n fase di declino demografico: in pratica, con gli attuali ritmi di fecondit?il numero dei futuri figli sembra destinato a essere inferiore a quello di padri e madri. Le donne nate nel primo dopoguerra, e che hanno esaurito la loro vita riproduttiva, per il 16 per cento hanno avuto un solo figlio, per il 38 due, per il 20 tre, per il 16 quattro o pi?gli e per il 10 nessun figlio: suddivisione, questa, che ha consentito lievi tassi d'incremento della popolazione. Ma le nuove generazioni evidenziano un netto aumento delle fasce che si limitano a uno o due figli, con conseguente restrizione di quelle pi?olifiche: mantenendosi questa tendenza, la crescita zero o addirittura il regresso della popolazione sembrano scontati. Accentuate restano comunque le differenze regionali: il Centro-Nord ?n fase di regresso demografico mentre il Sud presenta ancora incrementi, anche se lievi, di popolazione. Nel 1986, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Emilia- Romagna, Toscana, Piemonte e Valle d'Aosta hanno avuto una bilancia demografica decisamente negativa (fra 7‰ e 4‰) e in calo, bench?n misura minore, sono risultati anche Umbria, Lombardia, Marche e Veneto. Abruzzo, Trentino-Alto-Adige e Molise si sono avvicinati al pareggio, il Lazio ha fatto segnare un aumento dell'1‰ circa, mentre Ba