Relazione sul libro "Vita di Demostene" dalle "Vite parallele" di Plutarco

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Appunto di blade84
Untitled SCHEDA D'ANALISI DI “VITA DI DEMOSTENE” Il libro “Vita di Demostene” fa parte dell'imponente lavoro storico- biografico di Plutarco conosciuto sotto il nome di “Le vite parallele”.
L'opera annovera ben cinquanta biografie di uomini illustri, di cui quattro sono concepite come a sé stanti; le altre quarantasei sono invece riunite in ventitré coppie: ciascuna comprende la vita di un Greco e di un Romano distintisi nel campo della letteratura, della politica, della letteratura o della cultura in genere. Tutte le “Vite parallele” sono dedicate all'amico Sosio Senecione, probabilmente uomo di fiducia dello stesso Traiano, il quale avvicinò Plutarco al mondo della corte imperiale.
La vita dell'illustre oratore ateniese Demostene viene qui paragonata da Plutarco con quella del Romano Cicerone, non per “dimostrare chi fosse più abile con le parole e più piacevole all'ascolto” ma perché, secondo il biografo, i due personaggi sono stati avvicinati da un destino comune, da una forza sovrannaturale che ha fatto di Cicerone “un secondo Demostene”. Questa interpretazione da parte di Plutarco trova forse la sua spiegazione dai suoi trascorsi come sacerdote di Apollo e dalla sua profonda religiosità, ma in ogni caso non allontana lo scrittore da un oggettività imparziale e distaccata. Plutarco si limita a dire che la sorte “fece di Cicerone un secondo Demostene”, donandogli una vita simile segnata da “l'amore e la libertà nell'impegno politico e un atteggiamento codardo nei confronti di pericoli e guerre”, dalla capacità di essere riusciti a competere con re e tiranni pur partendo da un'insignificante condizione sociale, dalla perdita di una figlia, dall'esilio infamante e dal glorioso ritorno in patria, infine la fuga e la morte comune per mano di chi cercava di soffocare la repubblica e la libertà. La biografia di Demostene si apre in modo inconsueto poiché Plutarco non inizia parlando delle origini di Demostene ma fa uno strano discorso indirizzato all'amico Senecione in cui da il suo parere sul fatto che sia importante o meno “l'essere nati in una patria illustre” ai fini della realizzazione personale. Dopo una lunga argomentazione giunge alla conclusione che “la virtù è un arbusto che attecchisce ovunque, purché trovi una natura generosa e un animo capace di sopportare le sofferenze”. Dopo questa prefazione Plutarco non si addentra nella narrazione vera e propria ma continua, prima parlando del suo personale metodo di ricerca (basato sia sullo studio dei testi esistenti sia su “l'ascolto delle testimonianze e dei ricordi” che sono sfuggite ai suoi predecessori) e poi scusandosi con chi legge per la propria lacunosa e imperfetta conoscenza del latino. Da questi preamboli Plutarco arriva ben presto a parlare dell'infanzia del giovane Demostene, delle sue origini e della sua difficoltà nel stabilire rapporti con i pari e