La tragedia greca e il dramma satiresco
Riassunto sulla tragedia greca e il dramma satiresco: autori principali, origine, struttura ed evoluzione della tragedia e la funzione del coro (3 pagine formato doc)
LA TRAGEDIA GRECA
La Tragedia. La tragedia è la manifestazione più riuscita della geniale creatività dei greci.
Rinviene un’immagine idealizzata della civiltà ateniese del V secolo a.C. ed è stata il genere letterario fondamentale per fornirci un’idea sui Greci, avendo un articolato legame con la polis. Attorno alla tragedia si sono stretti tragediografi e pubblico nel momento in cui la polis ateniese si apprestava a realizzare sé stessa e le sue aspirazioni imperialistiche. La tragedia declinò, al contrario della commedia, quando Sparta prevalse su Atene.La tragedia era la rappresentazione di una vicenda mitica o, più raramente, di un episodio storico. I tragediografi sottoponevano gli episodi mitici alla loro riflessione, attualizzandoli nella prospettiva sociale e politica contemporanea. L’intento principale era indagare la condizione dell’uomo e i suoi rapporti con gli dei, e le ragioni etiche del suo agire. I miti più utilizzati furono quelli che si predisponevano alla problematizzazione tragica. I miti erano ben noti al pubblico. Le scelte drammaturgiche del poeta tragico avvenivano non in autonomia ma in stretta consonanza con le richieste del pubblico.
Tragedia greca: riassunto
TRAGEDIA GRECA: RIASSUNTO
La rappresentazione di una tragedia era regolata istituzionalmente e avveniva in occasione degli agoni drammatici, competizioni teatrali che avevano luogo durante le feste in onore di Dionisio Eleutereo, le cosiddette Grandi Dionisie (o Dionisie Cittadine). Erano state istituite da Pisistrato attorno al 535 a.C.; intervenivano cittadini ateniesi e provenienti da altre poleis. Vi erano anche le Piccole Dionisie (o Dionisie Rurali), organizzate dai demi attici nel mese di Poseidone (dicembre/gennaio). Alle Grandi Dionisie tre tragediografi prescelti presentavano una tetralogia costituita da tre tragedie e un dramma satiresco. La vittoria era assegnata dal verdetto di cinque giudici. Gli umori del pubblico dovevano condizionare il voto dei giudici: il rischio era maggiore se l’esito avesse deluso le aspettative degli spettatori.
Tragedia greca di Eschilo, Sofocle ed Euripide
ORIGINE DELLA TRAGEDIA GRECA
L’arconte assegnava a ogni tragediografo un corego ricco e ritenuto in grado di assumersi l’onere economico della messa in scena. Specialmente il coro richiedeva un impegno economico gravoso. Regia, coreografia e composizione della musica erano compito del tragediografo, che inizialmente era anche attore protagonista del dramma. Le tragedie inizialmente erano destinate ad una sola rappresentazione, ma già i drammi di Eschilo vennero replicati in seguito alla sua morte. Solo quando venne introdotto da Eschilo il secondo attore (deuteragonista) e da Sofocle il terzo (tritagonista), il ruolo dell’attore si distinse da quello del tragediografo e si fece ricorso ad attori professionisti. Ogni attore svolgeva più ruoli, compresi quelli femminili. La recitazione non doveva essere di tipo naturale ma declamatorio. L’abbigliamento dell’attore era caratterizzato da una maschera, che permetteva repentini cambi di ruolo, e da costumi appariscenti.
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FUNZIONE DEL CORO NELLA TRAGEDIA GRECA
Gli attori recitavano su una stretta piattaforma sopraelevata (λογειον) antistante il fondo-scena (σκηνή), che spesso rappresentava la facciata di un palazzo reale. Venivano utilizzati macchinari di scena come l’εκλυκημα, una piattaforma ruotante, la μηχανή, una gru, e macchine per produrre fulmini e tuoni. Il coro entrava danzando da due passaggi laterali e si disponeva l’orchestra ove si trovava anche l’altare di Dionisio. Il coro poteva svolgere funzioni diverse: il più delle volte era semplice spettatore, altre protagonista del dramma, altre partecipava intensamente all’azione. Nelle pause d’azione erano eseguiti canti accompagnati da danze.
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STRUTTURA DELLA TRAGEDIA GRECA
Struttura Aristotele indicò le parti principali costitutive
- Prologo: è la prima parte, che precede l’ingresso del coro. Nel corso del V secolo si trasformò in primo episodio, talvolta a più scene, per divenire con Euripide semplice esposizione dell’antefatto.
- Episodi: generalmente cinque, articolati in varie scene, erano le sezioni delimitate da due canti del coro. Gli attori recitavano in forma di dialogo, monologo, dialogo serrato con cambio di battuta ad ogni verso (sticomitia) o nello stesso verso (ripresa).
- ÎÂοδος: inizialmente era il canto iniziale del coro, in seguito divenne l’ultimo episodio.
- Parodo: primo intervento tutto del coro. Trovò la sua collocazione dopo il prologo.
- Stasimi: canti del coro senza versi in recitativo. Sono quattro e separano gli episodi. La parte conclusiva degli episodi è detta Epodo.
- ΚομμÏÂ: lamento comune del coro e degli altri // duetti lirici o lirico-recitati
La realtà teatrale era tuttavia più complessa poiché ogni tragedia aveva una elaborazione strutturale propria.