Neorealismo letterario e cinematografico: tematiche e autori
Analisi del contesto storico di sviluppo del neorealismo letterario e cinematografico, le tematiche e i maggiori esponenti (3 pagine formato doc)
NEOREALISMO LETTERARIO E CINEMATOGRAFICO: TEMATICHE E AUTORI
Il neorealismo.
1) Il neorealismo in letteratura. Il neorealismo è la tendenza manifestasi nella cultura italiana (letteratura, cinema, pittura, architettura) tra il 1930 e il 1955 circa. Esso espresse una concezione della cultura come strumento capace di incidere sulle coscienze e di sollevare il dibattito sulla situazione dell’uomo e dell’intellettuale, che voler farsi portatore della riscoperta del mondo contadino e della sua cultura e, in seconda istanza, dei valori delle classi subalterne. Non a caso il N. coincise con la scoperta e la pubblicazione degli scritti di Gramsci, che denunciavano la mancanza di una letteratura autenticamente nazional-popolare.In letteratura il termine è stato usato per la prima volta dal critico Bocelli nel 1931, all’indomani della pubblicazione de “Gli indifferenti” di Moravia (1929) e di “Gente in Aspromonte” di Corrado Alvaro (1930), due opere che spostavano l’attenzione sui contenuti, distinguendosi perciò nettamente dal formalismo imperante nella “prosa d’arte”, in particolare della rivista “La Ronda”.
Neorealismo letterario e cinematografico: caratteristiche e autori
NEOREALISMO: RIASSUNTO
La distanza e il contrasto tra l’ottimistica Italia ufficiale del fascismo e la realtà del paese, sconvolto da drammatici squilibri sociali, economici, culturali, inducevano sempre più gli scrittori ad abbandonare evasive esercitazioni stilistiche e a ritrarre il mondo con la maggiore dose di verità possibile. I primi romanzi di Jovine (Un uomo provvisorio, 1934), Bernari (Tre operai, 1934), Brancati (Don Giovanni in Sicilia, 1941), ma anche le prime poesie di Pavese (Lavorare stanca, 1936) già rispondevano a queste esigenze.
Ma furono la tragedia della guerra, le invasioni, le distruzioni e la terribile miseria che ne nacquero a dar vita alla stagione vera e propria del N. Fu allora, negli anni ’40, che si optò per una concezione della letteratura come “impegno”, come cronaca nuda e diretta degli avvenimenti, nella convinzione che fossero i fatti stessi a parlare e che fossero tanto più eloquenti quanto meno mediati dalla forma letteraria.
Ed è qui, forse, la maggiore debolezza del N., che non ha mai voluto o saputo elaborare un proprio progetto linguistico e stilistico, ritenendo che la semplice scelta di contenuti tipici (la guerra, la lotta partigiana, il dopoguerra, le rivolte contadine o operaie) e la semplice imitazione del parlato fossero sufficienti a creare una poetica nuova.
NEOREALISMO: CARATTERISTICHE
Secondo alcuni critici, il N. si è rivelato uno “stato d’animo generale piuttosto che una precisa corrente. D’altra parte possono essere considerati frutti autentici e significativi del N. l’elegia familiare e le cronache fiorentine di Pratolini, la lettura in chiave marxista-freudiana della borghesia operata da Moravia, il meridionalismo di Levi, la rievocazione della resistenza di Calvino, le testimonianze di guerra e di prigionia di Rigoni Stern e di Primo Levi.
L’esaurimento del N. si registrò già alla metà degli anni ’50, quando apparvero più evidenti i limiti dell’esperienza (scarsa coscienza stilistica, scarsa profondità dell’indagine condotta sulla realtà italiana e la generica prospettiva ideologica che non assunse mai connotati scientifici e storici).
La crisi fu segnata da due episodi:
a) Le discussioni dopo la pubblicazione di Metello, di Pratolini (1955), accusato di astrattezza e di populismo consolatorio
b) Il successo clamoroso del romanzo postumo Il gattopardo, di Tomasi di Lampedusa, opera di gusto decadente, imperniata sul recupero della ricercatezza formale e sull’analisi di coscienze inquiete,votate al fallimento o al compromesso.
NEOREALISMO CINEMA
Il neorealismo nel cinema. E’ nel campo del cinema che la tendenza n. si afferma in modo tanto brillante e preciso, che i veri narratori sono considerati i registi. Il movimento però fu fortemente ostacolato (accusa di esibire i “panni sporchi”, censura) ed ebbe breve durata: i suoi limiti temporali potrebbero essere fissati tra il 1945, quando uscì Roma città aperta di Rossellini e il 1952, quando Umberto D di De Sica cadde in un’atmosfera ostile.
In Francia, invece, il n. italiano fu lodato, Hollywood gli attribuì molti Oscar, e in tutti i continenti molte cinematografie ne avrebbero seguito la lezione.
Il n. fu innanzi tutto un’esplosione di libertà, dopo le costrizioni e le mistificazioni del ventennio fascista; fu una rottura con il passato, una scoperta dell’Italia reale, una rivalutazione dell’uomo contemporaneo, guardato senza artifici e pregiudizi nel suo esistere quotidiano e nella sua parte nella vita, nella società, nella storia.