La realtà sostitutiva: analisi del testo

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Analisi del testo "La realtà sostitutiva" di Joris-Karl Huysmans (1 pagine formato doc)

LA REALTA' SOSTITUTIVA: ANALISI DEL TESTO

Analisi del testo.

La realtà sostitutiva. Il protagonista rifiuta in maniera netta e decisa la realtà. Vive isolato da tutto e da tutti perché nauseato, stanco della realtà in cui è vissuto fino allora. Non sopporta più la realtà degli altri e decide di vivere in un mondo artificiale. L’artificio diventa la sua realtà, diventa il suo mondo. Un mondo che egli si costruisce e che imita la realtà.
L’uomo è più grande della natura, perché l’uomo può copiare al meglio la natura. Non che Huysmans sia affascinato dalla tecnica o dalla scienza, non è un inno al progresso, è solo la capacità dell’uomo di quasi essere come Dio. Il paradosso è che non si vive la verità, ma si vive l’artificio poiché esso è vero: l’artificio diventa produzione dell’uomo, quindi ciò è possibile attraverso una sorta di allucinazione, perché ci si rende conto che questa è un’esperienza in autentica, innaturale, per certi aspetti anche perversa, ma che testimonia il disprezzo e l’orgoglio dell’uomo verso tutto ciò che invece è normale. L’uomo come Dio. Qui c’è un rapporto forte tra la vita e l’arte: non si vive la vita degli altri o come gli altri, non si respira l’aria degli altri, ma la propria, l’aria che mi creo. L’artificio per Des Esseintes rappresentava la genialità, l’essere diverso dagli altri. Non si vive la vita come gli altri, si evita l’uscita del mondo perché il mondo lo si ricrea nella mia piccola stanza, la realtà è trasformata modificata plasmata dall’arte. Non si agisce, si fa finta di agire; non si viaggia, ma si possono costruire le stesse sensazioni. Tutto è finto, ma tanto fino che diventa vero. Si rifiuta ogni rapporto con la vita concreta.

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DES ESSEINTES: SIGNIFICATO

Des Esseintes è il prototipo del genio decadente. Il passo è esemplarmente indicativo del rapporto stabilito da Des Esseintes con la realtà. La noia e la sazietà che l’hanno indotto ad abbandonare Parigi, per cercare in un pressoché assoluto isolamento una diversa ragione di vita, lo spingono a realizzare un modello alternativo, in cui i piaceri più intensi e raffinati risultano il frutto di un processo di astrazione. La realtà comune viene disprezzata e abolita, per dare luogo a una costruzione del tutto artificiale, in cui la fantasia riesce a concretizzare ogni suo desiderio. Alla natura si sostituisce la cultura, che si identifica con la volontà e l’intelligenza dell’uomo superiore. La natura non può competere con l’uomo, che, al pari di un nuovo Dio, è in grado di superarla nelle suae creazioni.
La realtà fantasticata e sostituita diventa così la vera e più alta forma di realtà, passando attraverso una sorta di allucinazione, che indica il carattere malato e innaturale di questa esperienza; un carattere addirittura perverso e diabolico, in quanto, con un gesto supremo di disprezzo e orgoglio, l’uomo rifiuta l’opera della creazione divina, ritenendosi ad essa superiore.
La sua estrema ed estenuata raffinatezza impedisce ogni rapporto con la vita concreta, consumando ogni desiderio nell’immaginazione: verso la conclusione dell’opera, per alleviare il suo stato d’animo sempre più allucinato e depresso, il protagonista si prepara a compiere un viaggio in Inghilterra, ma, sul punto di imbarcarsi, decide di tornare a casa, convinto di avere già assaporato e vissuto tutte le esperienze che il viaggio avrebbe potuto procurargli.