Cantico di Frate Sole: analisi e figure retoriche

Cantico di Frate Sole: analisi e figure retoriche del componimento di San Francesco d'Assisi, detto anche Cantico delle Creature

Cantico di Frate Sole: analisi e figure retoriche
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CANTICO DI FRATE SOLE

Il Cantico di Frate Sole è anche detto Cantico delle Creature
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Il Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature è il maggior componimento di San Francesco d'Assisi.

Vediamo la struttura e il significato dell'opera, strofa dopo strofa.

Prima strofa

Funge da introduzione a un testo scritto in una lingua non ancora pienamente identificabile con l'italiano. Il testo inizia con tre aggettivi che connotano le caratteristiche della divinità.

Seconda strofa

Evidente anche qui la discendenza latina di molti vocaboli, come ad esempio Nullo homo o Ad te, che ha la tipica forma latina che indica moto a luogo (ad + accusativo). Per riferirsi a dio, San Francesco utilizza la lettera maiuscola.

Terza strofa

Francesco elenca tutti gli aspetti del creato, partendo dal sole. Questa scelta è stata influenzata da due aspetti:

  • l’aspetto scientifico, per cui il sole è fonte di vita
  • l’aspetto simbolico, che vede la luce come fonte di salvezza.

Sie, si può intendere come imperativo (“Sii”) o come congiuntivo (“Sia”). Messor deriva da “messere”, parola non latina. L’autore chiama il sole fratello e la luna sorella perché tutti gli elementi della natura sono figli dello stesso padre, dio. San Francesco si pone allo stesso livello di questi oggetti, anche se è un essere umano. Per lui è complemento di mezzo, mentre Porta significatione indica che il sole simboleggia la divinità.

Quarta strofa

Troviamo la ripetizione della formula della strofa iniziale e un per che non ha né valore strumentale né valore finale, ma causale. Il nome viene sempre specificato da tre aggettivi, ripetendo quindi la simbologia del numero tre, presente anche in Dante.

Anche nella descrizione della luna e delle stelle abbiamo un’insistenza sulla luce che emanano, e dunque di nuovo sulla simbologia della luce.

Quinta strofa

Qui l’autore analizza gli elementi basilari della terra (sole, terra, aria).

Sesta strofa

Con la parola humile Francesco vuole sottolineare la semplicità dell’acqua. Affiancato a utile la parola crea un’assonanza, caratterizzata da vocaboli in contrapposizione tra loro. Casta significa limpida e pura.

Settima strofa

Iocundo si rifà al movimento delle fiamme, evidenziando la bellezza del fuoco che crea suggestione, ma anche la sua robustezza, che può essere dannosa. Lo stesso elemento risulta quindi ambivalente.

Ottava strofa

La terra viene connotata per mezzo di due legami affettivi: è sorella e madre. L’aspetto simbolico di considerare la terra come madre degli uomini accompagna tutta la letteratura.

Nona strofa

Qui Francesco cita di nuovo l’aspetto estetico della terra.

Decima strofa

Francesco abbandona la descrizione degli elementi, ma porta avanti una lode a coloro che perdonano e sopportano malattia e sofferenza.

Undicesima strofa

Viene introdotto il tema della beatitudine (beatus = felice), che riporta alla felicità (in termini biblici, anche a quella eterna). San Francesco fa riferimento in modo indiretto anche alla sua malattia, alla cecità e alle stimmate. L’aggettivo altissimo è un superlativo molto importante: in alto si trova il bene supremo, in basso il male; attribuisce anche un senso di grandezza assoluta.

Dodicesima strofa

Qui l'autore fa una distinzione fra morte corporale, a cui nessun uomo in vita (gli uomini non in vita sono costituiti dalle anime) può sfuggire e morte secunda, quella del giudizio universale. Con il termine voluntate si fa riferimento alle leggi cristiane.

Tredicesima strofa

Il testo termina con un’invocazione all’umiltà, caratteristica al di fuori della sfarzosità del mondo cristiano dell’epoca.

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