Canto 6 del Paradiso: commento

Spiegazione del sesto canto del Paradiso di Dante con commento (1 pagine formato doc)

Appunto di greatlewis

CANTO 6 PARADISO: COMMENTO

Il canto 6 del Paradiso si svolge nel cielo di Mercurio, dove risiedono le anime di coloro che hanno vissuto per conseguire fama e onori terreni.
Parallelo al sesto canto dell’Inferno e del Purgatorio, il canto 6 del Paradiso è canto politico per eccellenza.
Nell’Inferno Ciacco aveva parlato di Firenze, nel purgatorio Sordello da Goito aveva parlato dell’Italia come nave senza nocchiere in gran tempesta, e qui l’attenzione si estende al mondo intero attraverso la storia dell’impero romano.
Giustiniano parla dell’aquila, simbolo del potere imperiale, che per più di trecento anni era rimasto ad Albalonga per poi passare ai romani che la conservarono fino all’età imperiale sotto Augusto, che riportò la pace dopo anni di guerre, poi a Tiberio, sotto il cui regno era morto Cristo. Infine l’aquila passò a Carlo Magno, che si impegnò per difendere l’impero dai Longobardi.  Con il discorso di Giustiniano Dante vuole dimostrare che l’impero era voluto da Dio.
 

Canto 6 Paradiso: parafrasi e commento

CANTO 6 PARADISO: ANALISI E COMMENTO

Eventi decisivi per il destino dell’umanità erano stati, secondo il poeta fiorentino, la nascita di Cristo, la redenzione dell’uomo e la diffusione del cristianesimo. Giustiniano, assunto in cielo, è al di là di qualsiasi interesse particolare e soprattutto terreno per cui giudica e condanna severamente tanto i guelfi quanto i ghibellini. Essi rappresentano i due poteri, Impero e Papato, ma non riescono a portare nel mondo quell’ordine e quella giustizia voluta da Dio. Non mancano i riferimenti autobiografici del poeta attraverso la figura di Romeo di Villanova, calunniato e condannato all’esilio. Allo stesso modo, infatti, il poeta viene calunniato ed esiliato tra le umiliazioni e le sofferenze del dover chiedere aiuto a genti e corti straniere per sopravvivere. A questo proposito vanno ricordati i versi  58-60 del canto 17 in cui il trisavolo di Dante Cacciaguida vi anticiperà:
“Tu proverai sì come sa di sale
Lo pane altrui, e come è duro calle
Lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale “