Critica al Pascoli
Critica su Pascoli ad opera di Benedetto Croce e di altri critici (1 pagine formato doc)
PASCOLI: CRITICA DI CROCE
Critica al Pascoli.
Per quanto riguarda la critica riferita a Giovanni Pascoli possiamo sottolineare come prima analisi le opinioni del più noto critico Benedetto Croce. Croce dedicò a Pascoli un saggio nel 1907. Per il filosofo la poesia era organicità, armonia, ispirazione strutturata attorno ad un chiaro centro lirico. il critico sottolinea che l’opera del Pascoli non era una vera poesia perché mancava di unicità, la poesia appariva saltuariamente ma era sostanzialmente idillica quindi ristretta e limitata. Croce disgustava profondamente quella che il Pascoli definiva “malattia”, quindi a un poeta morboso con languori, con il suo vago misticismo, non poteva che non incontrare il suo freno, irrevocabile ripudio. Secondo Emilio Cecchi riconosce con le sue accurate osservazioni quella rivoluzione delle gerarchie del reale che costituivano l’opera pascoliana di carattere visionario e onirico, ma prigioniero di un’ottica classica ottocentesca.PASCOLI POETICA
Morabito invece dopo aver indagato sul “misticismo” pascoliano lo collega direttamente “all’irrazionalismo” che doveva dominare tutta la letteratura. Uomo disposto al Decadentismo per la sua sensibilità insiste maggiormente sul “sentimento del mistero” del Pascoli. Anceschi proietta il Pascoli “verso il Novecento” ai suoi studi sulla lingua del Pascoli si affianca un critico Conti che compose un importante saggio punto di riferimento di tutta la critica pascoliana. Tale filologo analizzo dettagliatamente le componenti del linguaggio del Pascoli composto altre che da forme normali, grammaticali anche da forme “programmatiche” (onomatopee) e “postgrammaticale”.
Giovanni Pascoli: stile e poetica
Molto importante è anche citare in nome di Getto che sottolinea le mescolanze linguistiche in Italy le quali erano urtanti al gusto di Croce a tutta la tradizione lirica del 900. Inoltre il critico raffigura la poesia pascoliana come una poesia astrattale indicata appunto dal senso di infinità degli spazi celesti, poi studiando la Digitale purpurea Gretto contrappone a un pascoli tradizionale, addomesticato ed esorcizzato un pascoli autenticamente decadente, morboso e perverso. Nel 1962 Sanguineti dopo essersi sottoposto a una attenta lettera delle opere pascoliane, scorge un legame tra ideologia e linguaggio soprattutto quando Pascoli abolisce le “classi” e afferma la dignità delle realtà umili e riconosce l’esistenza di un sublime “inferiore”. Squarotti invece individua il tema centrale delle opere del pascoli nel “nido” chiuso verso il mondo esterno, geloso e protettivo che non effettua legami sociali. Le analisi di Squarotti hanno messo il luce un poeta vero. Critico più recente è Roda individua ciò che sotteso alle posizioni pascoliane verso la modernità è lo sforzo di riportare il nuovo al noto.