Critica di Svevo
L’opera di Svevo è estranea alle istituzioni tradizionali della letteratura italiana e adopera una lingua lontana dall’italiano letterario (1 pagine formato doc)
LA CRITICA SU SVEVO LA CRITICA SU SVEVO La carriera letteraria di Svevo si apre con la prima opera del 1892 “Una Vita” recensita sul “Corriere della sera “dal critico Domenico Oliva.
Anni dopo la stessa sorte tocca all'opera “La coscienza di Zeno” . Nel 1826 ad opera di due intellettuali Lorboud e Gremieux , esce in Francia sulla rivista “Le Novire d'Argent” un articolo su Svevo. Fu circondato da una sorta di silenzio e diffidenza in Itali mentre invece si afferma in Europa. Da ciò si deduce che i romanzi di Svevo erano troppo avanzati per un ambiente arretrato e chiuso come quello italiano, forse anche perché l'opera di Svevo è estranea alle istituzioni tradizionali della letteratura italiana e adopera una lingua lontana dall'italiano letterario. Non bisogna assolutamente dire che S. scrive male,ma bisogna sottolineare che possedeva uno stile lontano dagli stili letterari italiani che per questo si chiudono a riccio. In questo panorama spiccano numerosi critici. Critico di maggior rilievo fu Eugenio Montale con la sua rivista “ L'esame” del 1925. Egli riteneva che le opere di S. sondassero una “zona sotterranea e oscura della coscienza”. Individuava un carattere antiletterario della lingua, ma non effettuava osservazioni negative ,anzi la considerava una lingua fluida e compatta. Altro critico di spicco fu Debenedetti che coglieva la struttura della coscienza ma riconosceva i limiti. Inoltre vedeva “nell'inetto” una figura storica quella dell'ebreo occidentale. Numerosi critici prendono in considerazione l'analisi della società borghese di S. Il primo fu Luti (1961) che sottolinea il procedere della crisi della società borghese nell'opera di S. Inoltre sottolinea la presenza di una rivoluzione delle strutture formali che si compie con la “Coscienza di Zeno” Ad Bouissy si deve il tentativo di individuare i fondamenti ideologici dell'opera di S. e i rapporti che lo legano a Marx, Freud, Darwin e Shopenawer. Luperini invece conduce un'analisi sociale e ideologica, psichica e mostra che per Svevo la letteratura sia una pratica privata (igienica). Altra critica importante fu di Baldi il quale sottolinea che “Una Vita” e in “Senilità” vi è l'atteggiamento critico verso l'inetto simbolo dell'immaturità psicologica e dei limiti culturali di un ceto in crisi. Saltelli invece indaga sui rapporti fra Zeno e il lettore per comprendere l'ambiguità dell'opera “Coscienza di Zeno”. Molto importante fu David che studia il ruolo di Freud nella formazione culturale dell'autore. De Castris fa un'analisi accurata dell'autore inserito nell'ambiente Decadente italiano e riconosce la validità della sua scrittura e che non intende la letteratura come un rifugio o nostalgia o come un impegno conoscitivo e critico che svela le reali contraddizioni.