È ancora possibile la poesia?

Discorso tenuto all’Accademia di Svezia il 12 dicembre 1975 (7 pagine formato doc)

Appunto di alessa8888
È ancora possibile la poesia È ancora possibile la poesia? Discorso tenuto all'Accademia di Svezia il 12 dicembre 1975    Il premio Nobel è giunto al suo settantacinquesimo turno, se non sono male informato.
E se molti sono gli scienziati e gli scrittori che hanno meritato questo prestigioso riconoscimento, assai minore è il numero dei superstiti che vivono e lavorano ancora. Alcuni di essi sono presenti qui e ad essi va il mio saluto e il mio augurio. Secondo opinioni assai diffuse, opera di aruspici non sempre attendibili, in questo anno o negli anni che possono dirsi imminenti il mondo intero (o almeno quella parte del mondo che può dirsi civilizzata) conoscerebbe una svolta storica di proporzioni colossali. Non si tratta ovviamente di una svolta escatologica, della fine dell'uomo stesso, ma del­l'avvento di una nuova armonia sociale di cui esistono presen­timenti solo nei vasti domini dell'Utopia.
Alla scadenza del­l'evento il premio Nobel sarà centenario e solo allora potrà farsi un completo bilancio di quanto la Fondazione Nobel e il con­nesso Premio abbiano contribuito al formarsi di un nuovo siste­ma di vita comunitaria, sia esso quello del Benessere o del Ma­lessere universale, ma ditale portata da mettere fine, almeno per molti secoli, alla multisecolare diatriba sul significato della vita. Intendo riferirmi alla vita dell'uomo e non alla apparizione de­gli aminoacidi che risale a qualche miliardo d'anni, sostanze che hanno reso possibile l'apparizione dell'uomo e forse già ne contenevano il progetto. E in questo caso come è lungo il passo del deus abscondjtus! Ma non intendo divagare e mi chiedo se è giustificata la convinzione che lo statuto del premio Nobel sot­tende; e cioè che le scienze, non tutte sullo stesso piano, e le opere letterarie abbiano contribuito a diffondere o a difendere nuovi valori in senso ampio « umanistici ». La risposta è certa­mente positiva. Sarebbe lungo l'elenco dei nomi di coloro che avendo dato qualcosa all'umanità hanno ottenuto l'ambito riconoscimento del premio Nobel. Ma infinitamente più lungo e praticamente impossibile a identificarsi la legione, l'esercito di coloro che lavorano per l'umanità in infiniti modi anche senza rendersene conto e che non aspirano mai ad alcun possibile premio perché non hanno scritto opere, atti e comunicazioni accademiche e mai hanno pensato di « far gemere i torchi» come dice un diffuso luogo comune. Esiste certamente un eser­cito di anime pure, immacolate, e questo è l'ostacolo (certo in­sufficiente) al diffondersi di quello spirito utilitario che in varie gamme si spinge fino alla corruzione, al delitto e ad ogni forma di violenza e di intolleranza. Gli accademici di Stoccolma hanno detto più volte no all'intolleranza, al fanatismo crudele, e a quello spirito persecutorio che anima spesso i forti contro i deboli, gli oppressori contro gli oppressi. Ciò riguarda partico­larmente la scelta delle opere letterarie, opere che talvolta pos­sono essere micidiali, ma non mai