L'elegia di Madonna Fiammetta di Boccaccio

Note sintetiche sulla celebre opera in prosa dell'autore fiorentino (1 pagine formato doc)

Appunto di sayan92
Boccaccio scrisse quest'opera tra il 1334 e il 1344, ed è definita come una "Elegia" poiché si tratta di un testo privo di lieto o di tragico finale, ma invece tratta solamente una condizione di sofferenza psicologica, analizzandone le cause, proprio come in questo caso.


Infatti quest'opera descrive appunto la tristezza di Fiammetta, il cui amante Pànfilo lascia Napoli per andare a sposarsi a Firenze, lasciandola sola con un marito con cui non ha più buoni rapporti.

Fiammetta, che in quest'opera ha sia il ruolo di narratore che di protagonista, narra la sua triste vicenda per mettere in guardia le altre donne dall'amore, che è in grado di arrecare sofferenze inimmaginabili.

Boccaccio scrive l'opera lasciando l'impressione che sia proprio il narratore Fiammetta a trascrivere la storia come realmente è accaduta, conferendo al testo un aspetto di veridicità che all'epoca colpiva i lettori, che quindi prendevano assolutamente seriamente in considerazione la storia di Fiammetta e i consigli ad essa legati.

Per la scrittura di quest'opera, Boccaccio ha "preso spunto" da due diverse tradizioni letterarie:

Per il tipo di testo e la struttura si rifà all'opera le "Heroides" di Ovidio, una raccolta di lettere che delle donne lasciate sole ma ancora innamorate scrivono ai propri amanti.
Proprio per questo Boccaccio non ha inventato "l'elegia", poiché già esistente nella letteratura latina, ma l'ha ripresa e inserita nella letteratura del Volgare.