Giovanni Berchet, Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo: spiegazione

LLettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo di Giovanni Berchet e i maggiori esponenti del romanticismo italiano.

Giovanni Berchet, Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo: spiegazione
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GIOVANNI BERCHET, LETTERA SEMISERIA DI GRISOSTOMO AL SUO FIGLIUOLO

Giovanni Berchet, Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo
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Il letterato, traduttore e poeta milanese Giovanni Berchet è uno dei massimi esponenti del romanticismo italiano; pubblicò a Milano gli scritti intitolati: "Sul cacciatore feroce" e sulla "Eleonora" di Goffredo Augusto Brüger.

Con l’opera “Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo, Berchet si prefiggeva due scopi: presentare la traduzione in prosa di due celebri ballate romantiche del poeta tedesco Brüger e, assumendo le vesti di un certo Grisostomo, dare consigli – tra il serio e l'umoristico – al figlio, sui problemi della letteratura e dell'arte, ma soprattutto illustrare i caratteri sia positivi che negativi dell'innovazione romantica. Quindi Berchet finge di essere un intellettuale cristiano che invita questa lettera al figlio in collegio per motivi di studio, e ad essa allega le traduzioni delle due ballate tedesche.

LETTERA SEMISERIA DI GRISOSTOMO AL SUO FIGLIUOLO: SPIEGAZIONE

La lettera può essere divisa in due parti. Nella prima spiega al figlio gli aspetti negativi della letteratura romantica di cui Brüger è esponente. Questa prima parte la considera comica, infatti mette in evidenza la predilezione per gli aspetti fantastici, per il linguaggio popolare. Si adotta tale scrittura poiché, essendo il movimento romantico promosso dalla classe della borghesia, questa preferiva un linguaggio medio, non eccessivamente colto come lo era stato lo stile classico né eccessivamente inferiore. Nella prima parte si ottiene così una lettura ironica, quasi comica, da cui il titolo “lettera semiseria”, che tuttavia diviene “seria” nella seconda parte della lettera.

Nella seconda parte della lettera, infatti, Berchet è serio nell'elencare gli aspetti positivi del Romanticismo, è infatti la parte in cui espone il suo punto di vista su questa corrente culturale. Elenca i vantaggi della letteratura romantica e divide il pubblico cui la poesia romantica è destinata in tre categorie, divisione che troverà grande affermazione e fortuna tra gli scrittori del suo tempo: ottentotti, parigini e popolo. Egli sostiene che vi è "lo stupido ottentotto" (nome di un popolo africano, infatti vi era il luogo comune che gli africani fossero rozzi), il quale non è in grado neanche di avvertire da lontano la presenza del messaggio poetico, e dunque tanto meno di capirlo ed apprezzarlo; poi vi è il "parigino", lettore colto e raffinato, nel quale però le facoltà dell'immaginazione e del cuore si sono attenuate, poiché sazi dell'esercizio poetico, perciò tale gruppo tende più al razionale che al fantastico e più al filosofico che al poetico. L'unica categoria a cui si rivolge la letteratura romantica è il popolo (riferito sempre alla borghesia in qualità di ceto medio); costoro sono abbastanza acculturati per apprezzare la voce dei poeti, non sono così smaliziati da non saper più cogliere le voci delle passioni e le emozioni particolari della propria nazione. La vera letteratura è quindi quella popolare, chiara scorrevole e comprensibile, che tratta argomenti contemporanei e vicini ai problemi e agli interessi del popolo. Berchet introduce inoltre il romanzo storico (già inaugurato dallo scozzese Walter Scott con "Ivanhoe" nel Nord-Europa) e sostiene che deve essere privilegiato rispetto agli altri generi, in quanto si pone come genere romantico per eccellenza.

LA LETTERATURA ROMANTICA ITALIANA

Anche se in Italia la diffusione del Romanticismo incontra maggiori difficoltà che nel resto d'Europa agli inizi dell'800 esso si fonde con la letteratura italiana e molti autori cercano di far propri i valori del Romanticismo affrontando tematiche tipiche della realtà storica italiana. La poesia romantica italiana privilegia le ballate, le romanze e le novelle in versi, infatti è un genere della poesia che privilegia un carattere narrativo (si avvicina molto alla prosa); e dunque di facile comprensione poiché lontano dai rigidi schemi classici.

Esempio di tale stile è il poemetto di Berchet "I profughi di Praga" in cui l'autore, descrivendo un drammatico episodio della resistenza dei greci ai turchi, adombra motivi e sentimenti propri della situazione italiana del tempo, dominata dalle lotte risorgimentali. Un ruolo rilevante occupa anche la poesia patriottica, con la composizione da parte di Goffredo Mameli del "Canto nazionale", noto anche come "Inno di Mameli" (diventato inno ufficiale italiano nel 1946, dopo la proclamazione della Repubblica). Importante è anche "La spigolatrice di Sapri" in cui Luigi Mercantini parla della disastrosa spedizione di Carlo Pisacane nel Cilento.

Giuseppe Giusti invece è un toscano dall’animo patriottico che compone opere satiriche, come "Il Re Travicello" in cui condanna il Granducato di Toscana, il cui Granduca si faceva controllare dagli stranieri, come un travicello in balia delle acque di un fiume. Così facendo Giusti cerca di scuotere l'Italia per realizzare un riscatto nazionale.

La prosa narrativa tende ad assumere maggiore importanza della poesia, finisce infatti il primato di quest'ultima e inizia quello della narrativa, soprattutto grazie al romanzo. Il genere prevalente è il romanzo storico; questo perché riproduce avvenimenti importanti della storia di un popolo. In Italia i vari romanzi si basano sull'imitazione dei Promessi Sposi, tanto che possiamo parlare di una vera e propria “cerchia manzoniana”. Tommaso Grossi scrive "I lombardi alla prima crociata" e "Marco Visconti". Il piemontese Massimo d'Azeglio invece scrive "Ettore Fieramosca" (Disfida di Barletta)' in cui narra la storia di un prode cavaliere del primo Cinquecento, innamorato infelice della bella Ginevra, intento ad affrontare, insieme con dodici cavalieri italiani, una schiera di altrettanti cavalieri francesi battendoli trionfalmente. Qui si rispecchia un desiderio di riscatto dell'Italia, che nel Rinascimento è terra di conquista e vittima da parte delle altre potenze. Egli pertanto utilizza il romanzo come strumento di agitazione politica e di educazione civile italiana.

Altri generi che caratterizzano il romanticismo in Italia sono quello della ricerca storica e del teatro. Inoltre, alcuni autori rivelano la tendenza estrema a esprimere l'aspetto popolare privilegiando il dialetto, simbolo della cultura popolare. Questi autori sono Carlo Porta, che scrive in dialetto milanese, e Giuseppe Gioacchino Belli che scrive in dialetto romano.

Accanto a questi generi troviamo le opere teoriche politiche, non molto rilevanti dal punto di vista letterario, ma fondamentali per capire la situazione politica e sociale del tempo: Giuseppe Mazzini, che esprime il proprio pensiero riguardo alle lotte rinascimentali italiane; Vincenzo Gioberti, con scritti sul cattolicesimo popolare; inoltre da ricordare sono Cesare Bardo, Niccolò Tommaseo e anche Alessandro Manzoni.

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