Caro Michele: recensione e analisi
Recensione e analisi del romanzo epistolare di Natalia Ginzburg (2 pagine formato doc)
CARO MICHELE: RECENSIONE
Natalia Ginzburg: Caro Michele. La Ginzburg è una scrittrice dell’ultimo 900, e come Michele Prisco e Domenico Rea è una figura molto importante per Napoli.
Ebrea,nasce nel 1961, sposa il figlio di Baldini e muore nel 1991.Nella complessa realtà contemporanea con i suoi miti e le sue illusioni,ella si ritaglia un modo tutto suo,con una sua particolare suggestione di linguaggio apparentemente monotonale. Ovvero,preferisce cogliere il reale nelle situazioni che sembrano comuni e banali stabilendo così una sofferta dialettica del quotidiano.Molla di quest’operazione rivelatrice della banalità delle cose,ma in cui brilla una luce di verità,è la memoria che emerge spesso sotto i toni di conversazione-ricordo.Il ricordare(forma tipica della letteratura contemporanea -Leopardi-) è la linea portante di sviluppo e di ispirazione della sua opera.Infatti per la scrittrice,nel ricordare,c’è il bisogno di recuperare la realtà delle cose in cui si nasconde il vero:la tela della vita riaffiora alla luce appunto nella dimensione del ricordo.Natalia Ginzburg: biografia
CARO MICHELE: ANALISI
Caro Michele è un romanzo epistolare che parla di un individuo fittizio che è il perno intorno a cui si muovono tutti gli altri personaggi.Infatti lui è assente fisicamente,ma rivive nell’ansia della madre e nel pensiero degli altri che si scrivono fra di loro .Michele viene ucciso senza motivo,dalla coltellata anonima di un fascista durante una rivolta di contestazione giovanile,e ci si chiede il perché di quest’inutile conclusione,il motivo di una morte così stupida.
E forse ciò lo si può trovare solo nel ricordo,in quanto porta alla luce Michele come un personaggio deluso dentro,capace di certezze e di combattere per i suoi ideali e che alla fine muore proprio per essi.Da notare è il sentimento d’angoscia e di solitudine amara e desolata che domina tutta l’opera e che però è anche sentito dalla stessa scrittrice che partecipa al dolore nell’apparente nudità del suo linguaggio .I personaggi parlano scrivendo lettere cercando un punto di comunicazione in un’umanità così sradicata da ogni ragione di vita,non si incontrano mai,dunque,sono traumatici,distaccati e non si parlano mai direttamente.Il rapporto epistolare,però,non si esaurisce tra due interlocutori,ma coinvolge tutti i personaggi del libro,che nello scambio di lettere si confessano di volta in volta e sono l’oggetto di commento altrui:e queste verità confessate in prima persona o rivelate dagli altri formano a poco a poco il tessuto del romanzo.
Quella della Ginzburg è una narrativa di situazioni e di comportamenti presentati come nuda cronaca che talvolta diventa tragedia in quanto l’amore delle piccole cose ,che la scrittrice dimostra raggiungibile, diventa deludente nel momento in cui si scontra con la brutale realtà;ma si tratta di lirismo contenuto perché non è presente il bisogno di piangere o di compiangersi.Raramente ella ricorre all’ironia,che poi è presente nelle cose stesse e si opera attraverso il linguaggio semplice e paratattico .Nudità dell’espressione,parole scarne con cui rispecchia la coscienza dei personaggi e esprime la crudele realtà.
Lessico famigliare di Ginzburg: recensione
CARO MICHELE LIBRO: RECENSIONE
E Natalia alla fine finisce per identificarsi con i suoi personaggi,svuotati del senso di vita,eppure interpreti delle sue favole di vita,cioè di quei momenti crudeli dell’esistenza che lei indaga ed esprime con un realismo che è anche sofferta partecipazione.Si parla di favola,per indicare l’ illusorietà della vita stessa che è favola e realtà insieme.Del resto l’arte finisce sempre per esprimere la favola della vita e dell’essere,che poi è ciò che da senso alla nostra esistenza e ai nostri comportamenti.
Michele simboleggia l’atteggiamento dei giovani d’oggi,che non vogliono affrontare la realtà,ed è in fuga da se stesso,tenta inutilmente di trovare una ragione di vita,magari in un qualsiasi contatto umano:sposa così Leeds,ma il matrimonio dura soli otto giorni.In realtà anche quest’ultimo è una fuga,come tutta la propria vita,senza una meta,con avvertito sentimento del niente(mancanza di fiducia,di ideali).Per la Ginzburg,infatti,gli altri sono visti come un fastidio,con indifferenza al contrario degli altri scrittori.