Pascoli tra simbolismo ed espressionismo

Breve appunto su Giovanni Pascoli e sul rapporto tra simbolismo ed espressionismo (1 pagine formato )

Appunto di bakolese
La poesia pascoliana canta le cose semplici e umili della campagna, con il linguaggio che sembra ingenuo e fanciullesco, ricco di onomatopee che riproducono i suoni della natura.


Ma questa semplicità è solo apparente; in realtà è complessa, ricca di accurate tecniche espressive e di tematiche profonde.
Lo stesso Pascoli dice che la poesia è la voce del fanciullino che si nasconde nell’animo di ogni uomo. Solo i bambini sanno osservare il mondo con occhi ingenui, sanno cogliere analogie e somiglianze tra le cose, che sfuggono al pensiero razionale, sanno stupirsi di fronte alle relazioni misteriose che essi scoprono.

 
Pascoli è convinto che la poesia possa superare la rappresentazione oggettiva, ordinata e razionale della realtà (tipica degli scrittori veristi e del Carducci, suo maestro): ogni cosa nasconde un significato molto profondo, che gli strumenti della ragione non possono indagare.
Per questa visione alogica o analogica della realtà viene considerato decadente e portavoce delle inquietudini del suo tempo, caratterizzato da un diffuso senso di sfiducia nei confronti della scienza, del progresso, della cultura positivistica.

 
È evidente l’influenza di Rimbaud, di Baudelaire e del simbolismo francese. Simboli infatti sono il lampo che squarcia il buio della notte, il verso inquietante e misterioso di un uccello, il nido caldo, chiuso e protettivo, l’ape tardiva che trova le celle dell’alveare già tutte occupate e sussurra…. I dati oggettivi si caricano di significati simbolici e allusivi, ci introducono nel mondo interiore del poeta e poi ci fanno scoprire il senso del mistero che avvolge l’universo.