La poesia comico-realistica

Cos'è la poesia comico-realistica? Storia, caratteristiche e autori di questo genere letterario diffuso soprattutto in Toscana a cavallo tra il XIII e il XIV secolo.
La poesia comico-realistica
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1Le radici della poesia comico-realistica

Ritratto di un giullare
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Le radici della poesia comica affondano nella tradizione medievale popolare: sono parte di questa categoria i celebri Carmina Burana, raccolta risalente al XII secolo di componimenti in volgare tedesco o latino maccheronico, intrisi di riferimenti al vino o all'erotismo, in cui perfino gli inni sacri venivano stravolti in senso blasfemo ed usati per attaccare gli alti prelati; ma anche componimenti che s'inseriscono nell'antica tradizione della poesia giullaresca presente in tutta Europa e che si diffonde con gli spettacoli itineranti dei saltimbanchi, dove queste poesie venivano recitate con accompagnamenti musicali. 

Nella poesia comico-realistica che si sviluppa in Italia sono proprio i testi giullareschi ad aver inciso maggiormente nella formazione di questo filone. Testimonianze di poesia giullaresca ci arrivano in maniera anonima, quasi casuale, come nel caso dei Memoriali bolognesi, registri notarili dove negli spazi lasciati bianchi venivano segnate quelle poesie e canzoni che, fino a quel momento, erano rimaste in forma orale. 

Ovviamente non si può dire che queste trascrizioni fissino un canone per la scrittura poetica, segnalano però l'interesse dei ceti colti per questo tipo di componimenti e, perciò, si configurano come una sorta di precursori della poesia comico-realistica vera e propria

2La poesia comico-realistica e la Toscana

Come genere letterario la poesia comico-realistica prende forma in toscana a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. La letteratura medievale riconosceva tre stili diversi: quello tragico, proprio dell'epica e della poesia amorosa, uno comico, ed uno elegiaco utilizzato nel lamento amoroso e nel compianto funebre. 

Lo stile comico era destinato alla scrittura di temi bassi e quotidiani e, in determinati casi, alla polemica politica; un esempio in questo senso è fornito da Dante Alighieri, che utilizza un registro linguistico basso nella polemica, portata avanti a suon di sonetti, con l'amico Forese Donati mentre nella stessa Commedia usa toni addirittura volgari per raccontare episodi triviali o per far esprimere personaggi in maniera diretta, come fanno Vanni Fucci, che bestemmia nel Canto XXV dell'Inferno, e Cacciaguida, con lo sgradevole riferimento alla 'rogna' nel Canto XVII del Paradiso; un esempio che dimostra come lo stile comico non fosse uno stile più umile di quello tragico, utilizzato da scrittori meno raffinati, ma che fosse uno stile con caratteristiche proprie. 

Per capire meglio il fenomeno si può partire dal parallelismo con la corrente stilnovista che fiorisce negli stessi anni e nelle stesse zone e che si sviluppa all’interno dell’ambito culturale delle città, si nutre delle teorizzazioni scolastiche diffuse dai centri universitari e le usa per rinnovare la poetica letteraria dell’epica medievale, così anche il genere comico si ispira alla passata tradizione rinnovandone completamente lo stile attraverso l’immersione nell’atmosfera comunale.  

2.1La poetica di Rustico Filippi

L'esperienza letteraria di Rustico Filippi, fiorentino nato attorno al 1240 e morto prima del 1300, testimonia come il genere comico non fosse affatto scisso da quello più aulico, né fosse avvertito come inferiore. Del Filippi ci sono arrivati 58 sonetti, metà dei quali sono componimenti di gusto cortese, che mostrano un ben saldo legame con lo stile tradizionale e sono scritti alla maniera dei siculo-toscani; l'altra metà dei componimenti è invece di tipo comico, e sono quelli che l'hanno reso importante agli occhi degli storici della letteratura.  

La sua produzione si caratterizza per le tematiche fortemente misogine che rovesciano l'immagine della donna stilnovista, e per i ritratti dei suoi concittadini dai toni offensivi e caricaturali

Un tipo di produzione che ha il sapore della sperimentazione, che parte da stilemi consolidati per arrivare a soluzioni nuove come in poesie del tipo Oi dolce mio marito Aldobrandino, dove la moglie infedele rabbonisce il marito sospettoso in una parodia della poesia amorosa, o come in Una bestiola ho visto molto fera, in cui la descrizione fisica di un soldato vira sui toni grotteschi e volutamente caricaturali, dando un esempio concreto del livello d'ingiuria che si poteva raggiungere negli ambienti comunali.

3Cecco Angiolieri e la scuola senese

Cecco Angiolieri è senz’altro il più celebre tra i poeti comici. Nato nel 1260 circa e morto nel 1313, era figlio di un ricco banchiere e di un’appartenente alla nobile famiglia dei Salimbeni; tuttavia, l’agiatezza famigliare non gli impedì di trascorrere una vita sregolata e dedita al gioco d’azzardo, al bere e alle risse, notizie biografiche che emergono dalla ricca documentazione d’archivio in cui è ancora possibile trovare le multe e le condanne emesse dalle autorità cittadine a carico del poeta: un insieme di vizi che, unitamente al tono e agli argomenti delle sue poesie, hanno spinto certa critica a vedere nell’Angiolieri una sorta di poeta maledetto ante-litteram.   

In realtà la sua produzione rientra pienamente nei dettami stilistici della scuola poetica senese che, grazie alle opere di Meo dei Tolomei, Folgóre da San Gimignano e altri si afferma come centro principale della corrente comico-realistica. 

Rispetto ai suoi colleghi, però, Angiolieri si distingue per la qualità della sua opera, che seppur fortemente legata all’antico stile cortese si presenta come fortemente sprovincializzata, capace di disancorarsi dai riferimenti strettamente municipali e di liberarsi, dal punto di vista linguistico, delle note più marcatamente dialettali e d’imporre il sonetto come il metro caratteristico della poesia comica. 

I sonetti interamente dialogati, di cui – Becchin’amor - Che vuo’, falso tradito? rappresenta un superbo esempio, esprimono toni fortemente espressivi e vibranti; sul piano retorico l’opera di Angiolieri mostra una grande sapienza nel provocare effetti comici con l’uso dei termini contrapposti, mentre fa un largo uso di iperboli, anafore e antitesi nel trattare i temi tradizionali della poesia comica: il padre vecchio e avaro, i piaceri della carne, della tavola e del vino. 

Il segno che questo poeta lascia nella cultura non solo italiana, ma europea, è profondo e duraturo: si pensi al trinomio “la donna, la taverna e ‘l dado” derivante dalla poesia goliardica e ripreso nel sonetto Tre cose solamente m’ènno in grado, diventato un tòpos della poesia comica dei secoli successivi. 

Mentre il sonetto S’i fosse fuoco, arderei ’l mondo viene messo in musica da Fabrizio de Andrè nel 1968 dopo un leggero rimaneggiamento metrico. 

3.1Meo dei Tolomei

Cino da Pistoia
Fonte: ansa

Sebbene possa essere identificato con il Meo destinatario di un sonetto dell’Alighieri e di uno di Cino da Pistoia, la sua opera è rimasta a lungo confusa con quella dell’Angiolieri, e solo una solida ricerca filologica è stata in grado di individuare che i sonetti contro Min Zeppa e Ciampolino fossero del Tolomei. Oggi la critica gli attribuisce 18 sonetti che denunciano un solido legame con la poesia di stile provenzale e con la scuola siciliana.  

Le vicende personali hanno profondamente influenzato la sua produzione poetica che, attraverso le figure codificate del genitore avido e del fratello inetto e traditore, ha avuto modo di sfogare la sua rabbia contro quei famigliari che ritiene responsabili del suo tracollo economico. Meo, infatti, nasce attorno al 1252 in una famiglia importante e in cui riveste un ruolo di spicco ma, ad un certo punto, la sua fortuna cambia probabilmente a causa di forti problemi finanziari di cui il poeta accusa la madre ed il fratello, ritenendoli direttamente responsabili. Muore intorno al 1310. 

3.2Folgóre da San Gimignano

Le scarne notizie biografiche su questo autore ne collocano la vita a cavallo tra Due e Trecento. Della sua opera ci sono arrivate due gruppi di sonetti, detti corone, dedicati ai giorni della settimana e ai mesi dell’anno; una terza corona, sull’armamento di un cavaliere, ci è giunta incompleta

Come gli altri poeti giocosi rifiuta l’aulicità e l’intellettualismo degli stilnovisti ma, rispetto ad essi, mostra legami più stretti con la tradizione cortese sul piano linguistico, prediligendo un registro medio in luogo di quello basso tipico dello stile comico. Anche sul piano tematico si evidenzia una predilezione per le ambientazioni idealizzate e quasi irreali che, pur conservando lo spirito edonista e antispirituale del genere comico, sono prive di riferimenti autobiografici

    Domande & Risposte
  • In che periodo si sviluppa la poesia comico-realistica?

    Tra il XIII e il XIV secolo.

  • ùChi sono gli autori della poesia comico-realistica?

    Rustico Filippi, Cecco Angiolieri, Meo dei Tolomei e Folgóre da San Gimignano.

  • Dove nasce la poesia comico-realistica?

    In Toscana.